Addetto resort positivo, 450 in quarantena a La Maddalena

Redazione
Addetto resort positivo, 450 in quarantena a La Maddalena

Addetto resort positivo, 450 in quarantena a La Maddalena. Ci sono 450 persone, tra turisti e lavoratori di un resort, bloccate nell’Isola di Santo Stefano, a La Maddalena (SS), in quarantena, dopo che uno degli addetti stagionali ha contratto il Coronavirus.

Possono spostarsi solo all’interno del residence e, riferisce oggi il quotidiano La Nuova Sardegna, sono tutti in attesa di fare il tampone per poter lasciare Santo Stefano.

Il giovane lavoratore stagionale si trova ricoverato in ospedale, la sua positività ha fatto scattare le misure di profilassi.

Sempre in Gallura, sono in isolamento cinque degli undici giovani positivi che hanno partecipato ad una festa a Porto Rotondo, all’inizio di agosto.

Il gruppo di giovani romani, 25 in tutto, arrivavano dalla Spagna e, secondo l’Unità di crisi, sono tutti rintracciati e sottoposti a controlli.

Undici sono risultati positivi asintomatici, sei hanno fatto già rientro a casa, cinque restano in Sardegna in isolamento.

Covid, “Sud? Nessuna area è immune”

Per il rischio contagio da coronavirus “non c’è nessuna parte del territorio nazionale che oggi è immune. Tutte quante le regioni sono vulnerabili e a rischio, e ripartono da una condizione simile.

Forse le uniche ancora svantaggiate dalla situazione precedente sono la Lombardia, il Veneto e, in parte, l’Emilia Romagna.

Queste tre Regioni continuano ad avere dati peggiori rispetto al resto d’Italia”. A dirlo Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma in un’intervista a “Il Messaggero”.

L’epidemia in questi giorni, infatti, non sta risparmiando più neanche le regioni che nei mesi scorsi sembravano quasi immuni dal rischio.

“La problematicità – continua Ricciardi – è diffusa su tutto il territorio nazionale. Non c’è nessuna zona che parte avvantaggiata o svantaggiata.

Tutto dipenderà dalla capacità che avranno i territori e le autorità sanitarie di intercettare e circoscrivere i focolai.

Naturalmente, ogni sviluppo futuro dipenderà soprattutto dal comportamento delle persone”.

Per quanto riguarda la capacità di tracciare i nuovi casi nessuna Regione è pronta “in maniera ottimale. Innanzitutto – spiega Ricciardi – perché ancora non è stato rafforzato pienamente l’organico delle Asl che deve essere delegato a questo compito.

Poi, la app Immuni ancora è scarsamente scaricata e quindi non riesce ad aiutare le Regioni a rintracciare i casi positivi.

E infine perché sostanzialmente i focolai cominciano a diventare un po’ troppi”.

Importante è anche il ruolo della medicina del territorio. “Il problema della medicina di famiglia – spiega Ricciardi – è strutturale, ed è stato evidenziato nella prima ondata epidemica.

Se la medicina di famiglia rimane in questo stato giuridico, ossia di liberi professionisti convenzionati con il servizio sanitario nazionale, per altro con una gestione estremamente eterogenea, chiaramente non riesce a esprimere a pieno la potenzialità che invece dovrebbe avere”.

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