Angela Maraventano: «La mafia non ha più coraggio». La leghista che voleva Lampedusa in provincia di Bergamo

Redazione
Angela Maraventano: «La mafia non ha più coraggio». La leghista che voleva Lampedusa in provincia di Bergamo

Angela Maraventano: «La mafia non ha più coraggio». La leghista che voleva Lampedusa in provincia di Bergamo. Diventò famosa quando tra il 2009 e il 2010, da leghista, governò da vicesindaca il municipio di Lampedusa, quanto di più lontano dalla Padania.

Ma Angela Maraventano, 56 anni, che poi Umberto Bossi elevò al rango di senatore (dal 2008 al 2013), ha sempre amato, da focosa isolana, le uscite ad effetto, le frasi forti che, del resto, sul Carroccio non hanno mai disdegnato.

E quindi, anche se si è levato un gran clamore, sorprendono fino ad un certo punto le affermazioni che l’ex vicesindaca ha pronunciato l’altro giorno a Catania, nel corso della due giorni organizzata a sostegno di Matteo Salvini.

«La nostra mafia ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima. Dove sono? Non esiste più.

Perché noi la stiamo completamente eliminando… Perché nessuno ha più il coraggio di difendere il proprio territorio».

Aggiungendo, giusto per allargare un poco il discorso: «Noi in questo momento, abbiamo un governo che traffica carne umana».

Lampedusa «in provincia» di Bergamo

Ma Angela Maraventano, ristoratrice con una spiacevole grana giudiziaria per un dipendente che l’ha accusata di non pagargli i contributi Inps, è fatta così.

Lei che vanta anche una piccola partecipazione nel film «Respiro» di Emanuele Crialese (girato ovviamente sull’isola), è la stessa che nel 2010 propose l’annessione di Lampedusa alla Provincia di Bergamo.

Sulla base di un comune spirito autonomista che avrebbe dovuto annullare d’incanto oltre un migliaio di chilometri di distanza.

A parte questa «stravaganza», la sua battaglia principale è sempre, naturalmente, quella all’immigrazione clandestina.

Sia quand’era amministratrice sull’isola, sia nelle vesti da parlamentare e da politica.

Un anno fa, il 9 settembre si sdraiò sull’asfalto, con tanto di cuscino e lenzuola, davanti alla banchina, per manifestare il suo dissenso dopo l’arrivo di altri 100 migranti sull’isola.

Sulla sua pagina Facebook scrisse: «Sono sempre qua». E postò un video, in cui la donna, distesa, cerca di impedire fisicamente il passaggio dei migranti e il loro trasferimento nell’hotpost.

«Governo complice, devono essere tutti arrestati, perché sono complici dei trafficanti. Adesso basta.

Da qui non passa più nessuno. Hanno svuotato il centro d’accoglienza e continuano gli sbarchi.

L’isola è rovinata, non passa più nessuno, basta. Lamorgese, hai preso in giro i lampedusani. E io a casa mia devo chiedere il permesso di manifestare?». (Fonte corriere.it)

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