Appello di Renato Zero, autotassiamoci. Str…o chi dice che con la cultura non si mangia

Redazione
Appello di Renato Zero, autotassiamoci. Str…o chi dice che con la cultura non si mangia

Appello di Renato Zero, autotassiamoci. Str…o chi dice che con la cultura non si mangia. A distanza di un mese dal primo capitolo di Zerosettanta, l’opera monumentale da 40 brani in tre dischi voluta per celebrare i suoi 70 anni, Renato Zero pubblica il secondo capitolo del progetto (per Tattica), in attesa del terzo che arriverà tra un altro mese, a fine novembre a completare la trilogia.

E anche per questo non si tira indietro davanti a un mondo che cambia, di cui lui – da sempre – si è fatto paladino per l’espressione delle libertà personali.

Come l’apertura di papa Francesco alle unione delle coppie gay. “Non si può non essere d’accordo. Non voglio che accada più a nessuno, come è successo a me, che ti vengano fatte le risonanze magnetiche per capire cosa hai nelle mutande.

C’è bisogno di grande rispetto verso queste persone e verso noi stessi. Dobbiamo essere in grado di comprendere che il mondo si modifica continuamente e le esigenze dell’umanità si differenziano.

Non possiamo dare per scontato nulla e anzi dobbiamo essere sempre comprensivi e tolleranti con tutti”.

I lavoratori dello spettacolo

Un pensiero va anche ai lavoratori dello spettacolo, duramente colpiti dalla crisi legata alla pandemia.

“Mi rivolgo ai miei colleghi: per superare questo guado bisognerebbe autotassarci, elargire una percentuale sugli incassi a copertura di certe sofferenze”.

Lo stesso artista aiuterà il suo staff, destinando una parte dei ricavi delle vendite dell’album Zerosettanta.

“Chi dice che la cultura non dà da mangiare è uno stronzo e forse neanche un buon italiano. Ci vuole il piatto di pasta, ma anche poesia, musica, pittura, arte che sono cibo dell’anima”, aggiunge il cantautore che va all’attacco della politica che “dovrebbe avere la capacità di calarsi nella vita degli italiani.

E’ scandaloso che il governo non sia stato in grado di prepararsi con efficacia verso i lavoratori, alcuni dei quali aspettano da mesi la cassa integrazione: è grave e offensivo. Se noi non paghiamo le tasse ci vengono a prendere a casa”.

Seppur critico (anche nei confronti delle chiusure dei ristoranti alle 18, “alle 13 il virus non gira?”) rispetta tutte le restrizioni sul covid, “ma pur con la mascherina scendo volentieri in strada: ho bisogno del saluto, dei miei amici. Non mi piace il terrorismo e non voglio esserne vittima”. E invita tutti a mantenere saldi i contatti con il mondo esterno: “Non passate dalla tazzina di caffè al tavor”.

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