Arcigay insorge sulla apertura ai soli “congiunti”

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Arcigay insorge sulla apertura ai soli “congiunti”
Partecipanti al Milano Pride 2019, 29 giugno 2019. ANSA/GIULIA COSTETTI

Arcigay insorge sulla apertura ai soli “congiunti”. Tra le polemiche della fase due una riguarda anche la possibilità di incontrare i parenti.

“Chi è lo Stato per decidere se andare a trovare un cugino e non la fidanzata? Queste norme sono incomprensibili”. Così il leader di Iv Matteo Renzi a Tgcom24 che annuncia: “Dirò la mia a Conte giovedì in aula al Senato”.

“Non condivido la scelta di limitare le visite in sicurezza ai soli congiunti, perché non tiene conto della pluralità delle esperienze e degli affetti”, dice la senatrice del Pd, Monica Cirinnà.

“Esistono relazioni significative che vanno al di là dei legami giuridici e di sangue, e relazioni che attraversano i confini delle Regioni: penso innanzitutto alla situazione di alcune famiglie separate, alla condizione delle coppie non conviventi o delle famiglie arcobaleno non riconosciute, ma anche ai tanti legami di affetto tra persone sole, che vengono ignorati dal decreto”, prosegue.

“Il fatto che l’allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di “congiunti”, che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti”, attaccaGabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, commenta le ultime disposizioni sulla ‘fase 2’.

Arcigay condivide “la prudenza con cui ci sia avvia al superamento del lockdown della fase 1” ma alcune disposizioni “lasciano sconcertati”.

Un intervento “inaccettabile”, sottolinea Piazzoni è in particolare quello riferito alle possibili visite ai ‘congiunti’, “che taglia fuori ciò che lo Stato non vede o non riconosce, come ad esempio i genitori sociali non ancora riconosciuti all’interno delle famiglie omogenitoriali o le relazioni elettive che in alcuni casi sostituiscono addirittura quelle determinate dai legami biologici”.

Le disposizioni “ci lasciano sconcertati”, aggiunge. Arcigay rivendica “con forza e senza disponibilità ad alcuna trattativa sul tema, una definizione di famiglia plurale e sociale, che sia in grado di includere tutte le formazioni elettive che costituiscono la rete di sostegno reale di tutte le persone, in primis le persone lgbti”.

“Benissimo che il Governo normi in maniera stringente e prudente la quantità di contatti e la modalità con cui essi debbano avvenire – precisa Piazzoni – cioè mantenendo la distanza prescritta e indossando gli appositi ausili. Ma nessun Governo può indicarci chi incontrare e chi no”.

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