Arrestata Matilde Ciarlante, tra i 100 latitanti più ricercati d’Italia

Redazione
Arrestata Matilde Ciarlante, tra i 100 latitanti più ricercati d’Italia
repertorio

Arrestata Matilde Ciarlante, tra i 100 latitanti più ricercati d’Italia. Era nella lista delle cento latitanti più ricercati dal 2017. Matile Ciarlante, sessantasette anni, ha terminato di nascondersi ieri sera, lunedì 26 gennaio.

Infatti, i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma l’hanno arrestata. I finanzieri l’hanno intercettata mentre si trovava lungo viale delle Milizie in zona Prati, nei pressi dello studio professionale di un suo parente.

La donna, fermata per un controllo, ha mostrato ai finanzieri un documento d’identità falso, che mostrava un altro nome, motivo per il quale i militari delle Fiamme Gialle si sono insospettiti ed hanno approfondito le verifiche sul suo conto.

Scattate le manette per lei e portata prontamente negli uffici, stamattina è comparsa davanti al giudice del Tribunale di Roma, per essere sottoposta ad un processo che si è svolto, come succede in questi casi, per direttissima.

La sessantasettenne, assistita dal suo legale difensore, ha patteggiato una pena di due anni di reclusione, accusata dei reati di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi e false dichiarazioni sulla identità. Ciarlante è stata poi condotta nel carcere di Rebibbia.

Chi è Matilde Ciarlante

Matilde Ciarlante, moglie del defunto Giuseppe Cillari, prima dell’arresto e del carcere è riuscita finora a sfuggire a due ordini di esecuzione pena emessi dalla Procura della Repubblica nel 2014 dalla procura di Roma e nel 2017 dalla Procura Generale della Corte di Appello di Napoli.

Le condanne a suo carico prevedono il reato di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e associazione di tipo mafioso. Sulle sue tracce erano da anni i finanzieri e ieri l’hanno finalmente scovata

Violenze e intimidazioni nel Sud Pontino, scacco a clan

Violenze e intimidazioni anche attraverso l’uso di armi e ordigni. Un’associazione di stampo mafioso che nel sud Pontino aveva creato un clima di assoggettamento ed omertà tra la popolazione.

E’ quanto accertato da un’indagine dei carabinieri del Comando provinciale di Latina, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che ha portato all’alba a 19 arresti. Circa 200 i militari impiegati nel blitz, con l’ausilio di elicotteristi e di unità cinofile dell’Arma.

Hanno eseguito l’ordinanza emessa dal gip di Roma. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso; associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi comuni da sparo; estorsione, rapina, danneggiamento ed incendio, tutti delitti aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini avrebbero ricostruito l’attività di un’associazione di tipo mafioso che operava nel sud Pontino; e in particolare nel territorio di Castelforte, Santi Cosma e Damiano. Il gruppo criminale – secondo gli inquirenti – era capeggiato da Antonio Antonizzi.

Che, dopo la scissione del clan Mendico-Riccardi, avrebbe costituito un clan strutturato su base familiare. I motivi della scissione sarebbero legati a una relazione sentimentale, criticata perché in violazione del codice d’onore.

La Dda, che ha coordinato il Nucleo Investigativo di Latina e dalla Compagnia Carabinieri di Formia, ha inoltre accertato l’esistenza di due associazioni dedite al narcotraffico, gestite rispettivamente dalla famiglia Mendico e dalla famiglia Antonizzi.

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