Bassetti: “Non è la seconda ondata ma una scia della prima”
Bassetti: “Non è la seconda ondata ma una scia della prima”. La curva dei contagi ritorna ad impennarsi: siamo di fronte all’arrivo di una seconda ondata? ”No, questa è la ‘coda’ della prima”.
Lo assicura l’infettivologo Matteo Bassetti
”Non siamo in presenza di un mare calmo come a luglio ed agosto – continua – ma neanche davanti allo tsunami della primavera scorsa”.
Dopo settimane di relativa quiete, pare che il Covid abbia riacquisito virulenza.
In Italia, come del resto in tutti gli altri Paesi d’Europa, l’epidemia ha ripreso a far segnare un numero significativo di casi.
Crescono i numeri dei positivi e, di conseguenza, anche la paura di ripiombare nell’inferno della scorsa primavera con le terapie intensive al collasso e centinaia di decessi giornalieri.
Ma c’è davvero motivo di stare sulle spine?
Così come aveva già chiarito alla nostra redazione, Matteo Bassetti ribadisce, ancora una volta, che i dati di questi giorni sono in linea con le previsioni messe da conto al termine della prima precedente ondata.
”Parlerei di coda della prima ondata che si è rialzata portando un gran numero di contagiati asintomatici o poco sintomatici”, spiega.
In linea generale, i reparti di terapia intensiva sono ben lontani dalla saturazione
La maggior parte delle Regioni ha tassi di occupazione tra lo 0 e il 3%, con in media l’8,17% dei ricoverati che necessitano di posti letto in rianimazione.
Analizzando il tasso di saturazione dei posti letto in terapia intensiva attivati Regione per Regione dopo il decreto legge del governo, la Liguria è al 9,3%, la Sardegna all’8,3%, la Campania al 6,4%.
Considerando i posti letto attivi prima del decreto legge, la Liguria avrebbe un tasso di saturazione del 14,7%, la Sardegna 14,2%, la Campania 10,4%.
La percentuale di ricoveri sul totale dei contagiati è comunque sempre circa del 5% e quelli in terapia intensiva intorno allo 0,5%.
Parliamo di una fettina piccola anche se indubbiamente oggi gli ospedali hanno dovuto riattrezzare i reparti covid e una circolazione della malattia è più alta rispetto all’estate.
D’altronde facendo così tanti tamponi – circa 110.000 al giorno – è normale trovarsi ogni giorno con il 2% di positivi.
Questi 2000 positivi pongono un problema anche di tipo gestionale perché devono essere isolati; se qualcuno non ha una casa dove essere isolato che soluzione alternativa c’è?
L’ospedale, e quindi soprattutto le persone anziane devono essere curate lì perché hanno già patologie pregresse.
Tutto ciò alla fine riesce a creare una pressione sul Sistema Sanitario Nazionale pur non avendo casi così imponenti come a marzo e aprile, quando su 100 positivi 30 avevano bisogno di andare in ospedale, 15 in rianimazione”.
Il premier Giuseppe Conte, d’accordo con il Comitato Tecnico Scientifico, pare abbia deciso di prorogare lo ”stato di emergenza” fino al 31 gennaio 2021.
Il nuovo Dpcm, qualora fosse approvato, preve presumibilmente una nuova stretta sulla partecipazione agli eventi, specie quelli nei luoghi al chiuso con non più di 200 partecipanti.
Lunedì 4 ottobre, il consiglio dei ministri discuterà il provvedimento che poi sarà illustrato il giorno seguente in Parlamento dal ministro della Salute Roberto Speranza.
Storce il naso l’infettivologo Bassetti che non sembra essere d’accordo con la linea intrapresa dal governo.
”Se prolungare lo stato di emergenza vuol dire aiutare il sistema sanitario ad avere più medici, più infermieri, più apparecchiature, più farmaci allora ben venga la proroga.”
“Tuttavia deve essere molto chiaro che la decisione di decretare lo stato di emergenza è presa per consentire al sistema italiano di rendere in qualche modo più facile prevedere assunzioni ed acquisti.”
“Assumere ad esempio un medico in assenza di uno stato di emergenza significherebbe dover passare per le forche caudine. Ossia per tempi lunghissimi che non sarebbero in grado di metterci nelle condizioni di poter affrontare un aumento dei contagi.”
“Se invece la ragione è quella di voler dire che siamo realmente in una situazione di emergenza sanitaria ospedaliera allora non sono d’accordo. Ad oggi la situazione è ben diversa da quella che abbiamo vissuto a marzo e aprile”. Fonte IlGiornale