Bidella morta di Covid a 53 anni, denunciata la preside

Redazione
Bidella morta di Covid a 53 anni, denunciata la preside

Bidella morta di Covid a 53 anni, denunciata la preside. Una bidella di 53anni è morta il 4 maggio scorso a causa del Covid contratto in una scuola dell’Infanzia in una frazione di Deruta, in provincia di Perugia.

Il nipote convivente ha presentato una denuncia alla procura di Spoleto per omicidio colposo, per colpa – scrivono i quotidiani locali della carta stampata di oggi – del mancato rispetto dei protocolli ministeriali in materia.

La donna è deceduta nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Perugia dopo un mese di ricovero in ospedale. I medici hanno fatto di tutto per salvarla. Il 2 aprile – scrivono i quotidiani – è ricoverata all’ospedale di Perugia in condizioni critiche.

La saturazione è molto bassa e, appena quattro giorni, è intubata nel reparto di Rianimazione del Santa Maria della Misericordia. Il 30 aprile i medici provano il tutto per tutto e sottopongono la donna a una tracheotomia, ma il 4 maggio muore.

Nell’esposto, depositato dall’avvocato Giuseppe Caforio, legale del familiare, è ricostruito l’intero iter della vicenda. Una morte – secondo l’accusa della famiglia – che poteva essere benissimo evitata.

Negligenza e intempestività

Il nipote trentenne, unico erede della donna, ritiene che la morte della zia fu causata da negligenza e intempestività nella condotta della scuola e di chi ne aveva la responsabilità; mentre il Ministero è citato in sede civile per la riparazione del danno in quanto datore di lavoro della collaboratrice.

In particolare – è scritto – il 22 marzo un’insegnante della sezione B dopo essersi recata a scuola è avvertita della positività dei propri familiari e poco dopo il suo test rivelò che lei stessa era positiva.

La dirigente decise quindi di chiudere – è ricostruito nell’esposto – solo la Sezione B; ma non dispose alcun provvedimento nei confronti del personale Ata, tra cui la 53enne e un’altra collega;  non ritenuto «contatto» di caso positivo e che quindi continuarono ad andare al lavoro.

Secondo la famiglia, sarebbero dovute essere sottoposto alla quarantena in osservanza al ’Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19’.

Due giorni dopo la stessa bidella cominciò ad accusare i sintomi da Covid-19 ma, al primo test rapido, risultò negativa e fu invitata a proseguire la sua attività lavorativa dentro il plesso scolastico.

Dopo tre giorni fece un altro test e questa volta si dimostrò positivo. La quarantena per la bidella è iniziata il 26 marzo. La dirigente – ricostruisce il legale – solo il 29 marzo successivo decise di chiudere anche la sezione A della scuola dell’infanzia; ma per la bidella è ormai troppo tardi.

  •  

Redazione

La redazione de L'inserto, articoli su cronaca, economia e gossip

Modifica le impostazioni GPDR