Bologna: morto Remigio Dòmini, padre della chirurgia pediatrica

Il luminare è venuto a mancare alla veneranda età di 93 anni. Era stato docente e professore emerito dell'Università di Bologna

Redazione
Bologna: morto Remigio Dòmini, padre della chirurgia pediatrica

Bologna: morto Remigio Dòmini, padre della chirurgia pediatrica. Il luminare è venuto a mancare alla veneranda età di 93 anni. Era stato docente e professore emerito dell’Università di Bologna.

Il chirurgo Remigio Dòmini, già illustre docente e professore emerito dell’Università di Bologna, primo cattedratico di Chirurgia Pediatrica in Italia, è morto a Bologna all’età di 93 anni.

Sabato 6 aprile, alle ore 9,30, si terrà la commemorazione accademica nella Cappella dei Bulgari presso l’Archiginnasio. Alle ore 11 la liturgia funebre nella Basilica di San Domenico di Bologna.

Nato a Siena l’8 febbraio 1931, Remigio Dòmini divenne professore ordinario nel 1969, all’età di 38 anni all’Università di Bologna, ruolo che ha ricoperto sino al 2002. Nel corso della sua lunga carriera ha fondato la prima Scuola di Chirurgia Pediatrica in Italia.

Sempre attento alle necessità ed ai bisogni dei piccoli pazienti che, ormai adulti, grati nel tempo lo ricordano. Ha insegnato la chirurgia pediatrica a numerosi allievi che hanno ricoperto e ricoprono ruoli apicali universitari ed ospedalieri.

Innovatore

È stato un innovatore nel campo della chirurgia del bambino e del neonato, introducendo, con rara lungimiranza, le tecniche di microchirurgia e chirurgia mininvasiva.

La sua autorevolezza clinica era accompagnata da una rara signorilità ed attenzione per i giovani che sapeva ascoltare e guidare, giovani che trovavano sempre in lui un costante sprone alla curiosità scientifica, al desiderio di migliorare.

Il suo insegnamento e la lezione di vita che ha impartito agli allievi difficilmente saranno dimenticate dalla chirurgia pediatrica italiana ed internazionale.

Coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di vivere quotidianamente il suo insegnamento, non dimenticheranno quanto da lui sempre ricordato: “Dicono che siamo una Scuola fortunata perché abbiamo potuto realizzare tanti sogni. E allora, per non far torto al destino, abbiamo un grande obbligo: non smettere di sognare“.

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