Braccianti schiavi a Caltanissetta, 12 arresti. Blitz dei carabinieri

Redazione
Braccianti schiavi a Caltanissetta, 12 arresti. Blitz dei carabinieri

Braccianti schiavi a Caltanissetta, 12 arresti. Blitz dei carabinieri. Operazione dei carabinieri e della squadra mobile di Caltanissetta che hanno proceduto all’arresto di 12 persone (11 in carcere e una ai domiciliari).

Diversi i capi di accusa: caporalato, estorsioni, sequestro di persona, rapine, lesioni aggravate, minacce, violazione di domicilio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato.

Durante le perquisizioni avvenute nella notte, nell’ambito del blitz denominato “Attila”, sono trovati in casa di uno degli arrestati due libri mastri, tuttora al vaglio degli inquirenti, nei quali erano descritti i nomi dei lavoratori sfruttati ed il compenso che si aggirava sui 25/30 euro al giorno.

Ricercato un pakistano destinatario della misura della custodia cautelare in carcere. L’operazione ha tratto origine dalle indagini su un pericoloso gruppo di pakistani, da tempo residenti nel centro di Caltanissetta.

Sono ritenuti responsabili di delitti contro la persona ed il patrimonio, in larga parte ai danni di loro connazionali, il gruppo imperversava dall’anno scorso in città e nei centri limitrofi.

Metodo paramafioso

Si tratta di un gruppo ristretto che, agendo con “metodo paramafioso”, sottolineano gli inquirenti, ha assoggettato la comunità di appartenenza, molto ampia a Caltanissetta, sottoponendola ad un regime di vessazione e terrore e sfruttamento.

Numerosissimi gli interventi delle volanti a favore dei cittadini pakistani che richiedevano in città l’aiuto delle forze dell’ordine, così come numerose sono state le denunce presentate da altri pakistani presso le Stazioni dei carabinieri di alcuni paesi presi di mira, come Milena e Sommatino.

Proprio l’analisi dei numerosi episodi di violenza riconducibili agli arrestati ha permesso di accertare l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere; finalizzata ad imporre la propria egemonia sul territorio, rafforzata dal costante ricorso a intimidazioni e violenze.

Sono state individuate le auto e le utenze in uso agli indagati; l’esame dei tabulati ha consentito di riscontrare gli stretti legami, quasi giornalieri, tra tutti gli arrestati.

Il gruppo ha anche condizionato il settore agricolo dell’entroterra siciliano. L’indagine infatti ha consentito di rilevare che l’uomo reclutava manodopera pakistana col metodo del caporalato.

I caporali pakistani destinavano i loro connazionali al lavoro presso titolari di aziende agricole, in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori; si accordavano sull’entità del compenso direttamente con i datori di lavoro.

Le timide rimostranze avanzate dai lavoratori per ottenere il compenso loro spettante erano immediatamente represse dai sodali attraverso efferate spedizioni punitive.

In questo desolante panorama, si inseriscono anche i titolari delle imprese dove i lavoratori pakistani erano condotti a lavorare; poiché, dal canto loro, trovavano conveniente rivolgersi ai caporali loro connazionali.

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