Carceri, la Corte Europea interviene per contenere i contagi da Coronavirus e ordina la scarcerazione da una Rems

Redazione
Carceri, la Corte Europea interviene per contenere i contagi da Coronavirus e ordina la scarcerazione da una Rems

Accolto il ricorso di un detenuto di Vicenza. Entro il 14 aprile, il governo italiano deve riferire alla corte europea per i diritti dell’uomo quali siano “le misure preventive specifiche adottate per proteggere il richiedente e gli altri detenuti, volte a ridurre il pericolo di contagio all’interno del carcere”. Intanto la Cedu ha ordinato la scarcerazione da una Rems, le strutture che hanno sostituito i manicomi giudiziari, del figlio di Loretta Rossi Stuart, nipote dell’attore

Può essere una slavina che precipita sulla testa del governo italiano, che ha le carceri sovraffollate e il pericolo che l’epidemia dilaghi tra le sbarre. Gli ultimi dati dicono di 42 detenuti contagiati, di cui 9 ricoverati, gli altri in isolamento nei penitenziari, e ben 166 agenti di polizia penitenziaria positivi al tampone. «La situazione è esplosiva», avverte il deputato Riccardo Magi, dei Radicali. Sono molto preoccupati anche gli avvocati: il Consiglio nazionale forense ha scritto al governo che «le misure adottate, tra le quali la concessione della misura alternativa della detenzione domiciliare, sono del tutto inidonee».

Nel frattempo gli avvocati Roberto Ghini e Pina Di Credico, difensori di un recluso presso la casa circondariale di Vicenza, cui era stata negata la richiesta di arresti domiciliari, hanno ottenuto dalla corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo una misura provvisoria urgente e pertanto il governo italiano è stato invitato a esporre entro il 14 aprile quali siano «le misure preventive specifiche adottate per proteggere il richiedente e gli altri detenuti dell’istituto di Vicenza, volte a ridurre il pericolo di contagio all’interno del carcere».

Al detenuto vicentino era stata respinta la la richiesta dei domiciliari dal magistrato di sorveglianza. Ora ha fatto ricorso al Tribunale di sorveglianza di Venezia. Nel ricorso, spiegano i due avvocati, «venivano descritte le attuali condizioni del detenuto, recluso in una cella di 7-8 mq unitamente ad altro detenuto per venti ore al giorno e con la possibilità di usufruire di quattro ore all’aria aperta in un cortile di 200 metri quadrati da condividere con altri cinquanta detenuti».

E’ evidente che in queste condizioni è materialmente impossibile il distanziamento sociale. «La corte è stata informata di come il detenuto sia tenuto addirittura ad acquistare il disinfettante necessario a sanificare la propria cella». E perciò il detenuto, che non è malato ma paventa il pericolo di contagio, aveva sperato nei domiciliari. Dal magistrato, però, è arrivata una delusione. Ora spera nell’appello. E anche di questo ricorso è stata informata la corte europea, precisando che non v’è certezza circa i tempi per fissare l’udienza.

«In sostanza – spiegano sempre i due avvocati – alla corte europea è stata segnalata la violazione dell’art. 3 per trattamenti inumani e degradanti chiedendo una misura urgente e provvisoria, ovverosia che il detenuto sia posto in detenzione domiciliare (anche senza “braccialetto elettronico”, essendo notoria la cronica carenza di tali strumenti) o, in alternativa, in condizioni di sicurezza tali da rispettare le norme sanitarie (in cella singola con tutti i presidi necessari)».

Si vedrà quali decisioni prenderà la corte di Strasburgo, che intanto ha appena ordinato la liberazione dal carcere e il trasferimento in una comunità, visto che non ci sono posti a sufficienza nelle Rems (le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza che hanno sostituito i manicomi giudiziari) del figlio di Loretta Rossi Stuart, Giacomo, affetto da grave malattia bipolare. Il giovane era finito in cella, ma la detenzione è stata considerata «illegittima».

«La corte – spiega il suo legale, Valentina Cafaro – ha aperto il contraddittorio con lo Stato italiano. Sul tavolo c’è la questione della violazione degli articoli della Convenzione europea sui diritti dell’uomo. Nel caso in cui venisse accolto, da un lato ci sarebbero effetti risarcitori individuali, e a livello più generale lo Stato dovrebbe garantire la compatibilità del suo ordinamento giuridico con la Convenzione affinché queste situazioni non si verifichino più».
Fonte: La stampa

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