Cede parete scavo durante posa tubi fognatura, muore operaio
Cede parete scavo durante posa tubi fognatura, muore operaio. Era sceso in una buca scavata nel terreno, larga 60 cm e profonda 2 metri, per posare tubazioni e allacciare alla rete fognaria un’abitazione in costruzione.
Ma, mentre era all’opera, una parete dello scavo si è spostata schiacciandolo. E’ morto sul colpo, a Paglieta (Chieti) in contrade Turaglie, un operaio 57enne, dipendente di una ditta di costruzioni.
Sul posto sono arrivati i Carabinieri di Paglieta, sanitari del 118, che purtroppo non hanno potuto che constatare il decesso dell’uomo, i Vigili del fuoco di Casoli (Chieti), il medico legale e operatori della Medicina del lavoro. La Procura ha disposto la restituzione della salma alla famiglia.
‘Ndrangheta: morto Pino Scriva, primo pentito calabrese
Doveva testimoniare al processo “Rinascita-Scott” ma del primo storico pentito della ‘ndrangheta calabrese si acquisiranno solo i verbali perché, si è appreso all’inizio del maxi-processo, Giuseppe Scriva è deceduto.
Nato a Rosarno 75 anni fa, Pino Scriva ha deciso di saltare il fosso nel 1983. Le sue dichiarazioni sono confluite in decine di inchieste, come quella che ha portato, nel 1984, all’arresto di 200 persone legate al clan Mancuso di Limbadi.
Di recente Scriva ha testimoniato nel processo “‘Ndrangheta stragista”, istruito dalla Dda di Reggio Calabria. “Se si chiama ‘ndrangheta oggi è perché sono stato io a rivelare il nome”, dice interrogato al processo dal procuratore aggiunto di Reggio Giuseppe Lombardo.
Inoltre, della sua famiglia di origine diceva sempre “che era parte dell’organizzazione fin dagli anni Cinquanta, anzi da prima perché io sono nato nel ’46 e appena nato mi hanno fatto giovane d’onore”.
‘Ndrangheta: ex assessore Reggio C. ha iniziato a collaborare
La notizia circolava da settimane ma proprio in questi giorni è anticipata a margine del processo “Gotha” dove i sostituti procuratori della Dda Stefano Musolino e Walter Ignazitto hanno anticipato il deposito di alcuni verbali del nuovo pentito.
Assistente capo della polizia di Stato, Seby Vecchio è arrestato lo scorso ottobre con l’accusa di associazione mafiosa; nell’ambito dell’operazione “Pedigree 2” contro la cosca Serraino. Vecchio, infatti, era ritenuto dalla Dda, il politico di riferimento della consorteria mafiosa.
In sostanza dalle indagini, coordinate dal procuratore Giovanni Bombardieri, era emerso che il clan Serraino gli assicurava “consistenti pacchetti di voti in occasione delle elezioni” e lui “sfruttava il ruolo di consigliere e assessore comunale per garantire favori ai membri della cosca”.
Al momento c’è il massimo riserbo sulle sue dichiarazioni ai magistrati. Nei prossimi giorni, però, saranno resi noti i verbali di alcuni interrogatori di Seby Vecchio; che è stato anche presidente del Consiglio comunale e assessore all’istruzione.
La sua esperienza politica si è svolta nell’ambito del centrodestra reggino negli anni in cui era sindaco Giuseppe Scopelliti. Di Seby Vecchio, inoltre, hanno parlato anche numerosi collaboratori di giustizia. Le accuse nei suoi confronti non riguardano solo la sua attività politica.
Il neo-pentito, infatti, avrebbe assicurato “protezione ai sodali” e avrebbe procurato “notizie riservate sulle indagini in corso”. Avrebbe inoltre agevolato “la latitanza dei capi della cosca che intendevano sottrarsi alla cattura”.
E supportato “gli interessi economici del sodalizio e del suoi capi, agevolando l’apertura di attività commerciali ed instaurando rapporti societari di fatto; (tramite il ricorso a fittizie intestazioni) per consentire l’avviamento di nuove attività imprenditoriali e scongiurare il rischio di sequestri”.