Cellulari in classe: la scuola non può vietare

Redazione
Cellulari in classe: la scuola non può vietare

Scuola. Ricordiamo tutti lo scalpore di poche settimane fa, quando si è riacceso il dibattito stucchevole sull’utilizzo o meno dei cellulari a scuola, dopo che alcuni video denigratori girati in un istituto di Salerno erano finiti su You tube.

I protagonisti?

Sempre gli stessi, i presidi, i docenti, gli opinionisti, i genitori ansiosi, non certo gli studenti, che davano e danno per scontato l’utilizzo di questi infernali aggeggi. E mentre in alcune scuole, addirittura, si sconsigliano le chat di comunicazione fra docenti e famiglie o fra studenti e insegnanti, c’è da registrare la posizione di alcuni dirigenti scolastici, che ammettono l’uso dei cellulari in classe ma per soli fini didattici, lasciando aperta la strada alla necessità di individuare e tracciare, con difficoltà, confini netti fra didattica, comunicazione e mera consultazione.

Non è questione di divieti o permessi

La questione non è ovviamente interpretabile solo in chiave di divieti e permessi, ma di “governance” dei fenomeni nuovi che inevitabilmente, se non gestiti, possono offrire il fianco a parecchi risvolti negativi. Partiamo da una considerazione, banale quanto si vuole ma reale, gli attuali cellulari sono delle “centrali atomiche”, in termini di potenzialità, di organizzazione della nostra vita, di comunicazione con gli altri, con la società tutta. Continuare a considerarli solo dei telefoni è veramente segno di scarsa conoscenza delle cose e rifiuto implicito del nuovo che avanza.

Con gli smartphone si è in grado di fare mille operazioni

Con gli attuali smartphone siamo in grado di gestire conti correnti, effettuare bonifici, pagare bollette, inviare foto e filmati, commentare notizie, informarsi, comunicare con il mondo, leggere le pagelle, inviare documenti e archiviarli, apprendere, fare delle ricerche, documentarsi, controllare parole sul vocabolario, tradurle in centinaia di lingue diverse. Sospenderne l’uso a scuola vuol dire isolare il tempo della formazione dal tempo destinato a tutto il resto, con la scuola vissuta, quindi, come un qualcosa di avulso dalla vita altra.

Si crea una frattura tra scuola e vita extra scolastica

In pratica vuol dire creare una frattura fra scuola e vita extra scolastica, impedendo di fatto alla formazione di porsi, come dovrebbe essere, al centro di un sistema, integrandolo, dando continuità con l’ambiente familiare e con il contesto di vita degli alunni. L’opinione di chi scrive rimane sempre la stessa, si ai cellulari in classe, ma il compito della scuola deve essere quello di insegnare l’utilizzo corretto e “intelligente” di questi mezzi, per prevenire le degenerazioni cui abbiamo a volte assistito.

Sì all’utilizzo consapevole

Sì quindi all’utilizzo consapevole degli smartphone, anche come BYOT (Bring your own device), naturalmente, anche in considerazione del fatto che i libri di carta hanno gli anni contati. Ma è sempre opportuno ricordare che i fenomeni nuovi si governano, non li si eliminano per decreto. E’ il progresso, Bellezza! (dal profilo facebook di Alessandro Turchi, Dirigente Scolastico)

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