Cenano e ballano a ristorante violando le regole: identificate 90 persone
Cenano e ballano a ristorante violando le regole: identificate 90 persone. Proseguono le proteste contro le disposizioni del Governo per contenere i contagi da Coronavirus che obbligano i ristoranti alla chiusura.
In ordine cronologico, l’ultima – che sta interessando ristoratori e proprietari di locali – è la campagna social #Ioapro. L’intento è quello di lasciare le proprie strutture aperte al pubblico anche in orari di chiusura.
Un modo per manifestare il proprio dissenso, ma che è in netta contrapposizione con le norme che mirano a limitare i contagi. Protesta che, tra l’altro, non è stata accolta da tutti per paura delle sanzioni.
E ieri sera, venerdì 15 gennaio, in un ristorante in zona Sempione a Milano era possibile trovare sia clienti intenti a cenare, brindare e ballare che agenti della Digos che procedevano con le identificazioni.
Novanta persone identificate e multate a Milano
Sono novanta le persone che hanno scelto di aderire all’iniziativa social #Ioapro cenando nel ristorante milanese nonostante le disposizioni anti-Covid. E proprio per la loro violazione, tutti i clienti sono identificati dalle forze dell’ordine.
Tra i clienti è stato inoltre possibile trovare anche chi, quasi a richiamare un pensiero negazionista, ha affermato che gli ottantamila morti in Italia causati dal Covid non dipendano probabilmente dal virus.
“La verità che non ci vogliono dire è che verrà fuori se indagheranno sulle persone che dovranno indagare” e che ha sostenuto inoltre che “Ne muoiono di più per gli incidenti stradali, che facciamo non usiamo più la macchina?”.
E nonostante ci fosse chi giustificava la sua presenza nel locale affermando di farlo per sostenere i ristoratori in crisi, c’era chi spiegava, forse rendendosi conto della scena surreale, di credere al virus ma: “di non credere a questa situazione non sotto controllo”. (Fonte fanpage.it)
Cucchi: il pg chiede condanne a 13 anni per i due carabinieri
Il procuratore generale del Tribunale di Roma Roberto Cavallone ha chiesto la conferma delle due condanne per l’omicidio preterintenzionale di Stefano Cucchi; una condanna per falso ed una assoluzione.
Nell’ambito del processo di appello il pg ha sollecitato una condanna a 13 anni per i due carabinieri accusati del pestaggio, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro (in primo grado condannati a 12 anni).
Inoltre a 4 anni e 6 mesi per il maresciallo Roberto Mandolini (3 anni e sei in primo grado). Chiesta l’assoluzione per Francesco Tedesco, il militare che con le sue dichiarazioni ha fatto luce su quanto avvenuto nella caserma Casilina la notte dell’arresto.