Chi è Julian Assange e perché gli Stati Uniti vogliono incarcerarlo
Si tratta di un vero e proprio assalto alla democrazia, alla libertà di informazione e all'accesso alla verità
Chi è Julian Assange e perché gli Stati Uniti vogliono incarcerarlo. Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, è al centro di un processo che va ben oltre la sua persona. Si tratta di un vero e proprio assalto alla democrazia, alla libertà di informazione e all’accesso alla verità.
Chi è Julian Assange?
Julian Paul McCartney Assange, all’anagrafe Julian Paul Hawkins. Programmatore informatico e giornalista australiano nato a Townsville nel 1971.
Dal 2006 tra i fondatori del sito web WikiLeaks, un’organizzazione senza scopo di lucro che si dedica a rivelare informazioni riservate di interesse pubblico.
WikiLeaks ha pubblicato migliaia di documenti che hanno svelato crimini di guerra, abusi di potere e corruzione in tutto il mondo. Famoso per aver contribuito alla pubblicazione nel 2010 di quasi mezzo milione di documenti relativi alle guerre statunitensi in Iraq e Afghanistan.
Il Caso Russiagate
Julian Assange ha dato una significativa contribuzione al giornalismo investigativo attraverso Wikileaks. Il sito è stato anche coinvolto in un’inchiesta giudiziaria nota come Russiagate.
Questa è un’indagine nata a seguito delle sospette ingerenze della Russia nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali statunitensi del 2016.
Secondo l’intelligence americana, Wikileaks avrebbe collaborato con la Russia per influenzare l’esito delle elezioni. Queste accuse hanno portato a una maggiore attenzione e critiche nei confronti di Assange e di Wikileaks.
L’accusa di abusi sessuali e l’asilo nell’Ambasciata dell’Ecuador
Il 18 novembre 2010 il tribunale di Stoccolma emette un mandato d’arresto in contumacia nei confronti di Julian Assange con l’accusa di stupro, molestie e coercizione illegale.
Il giornalista nega l’accusa sostenendo che essa è solo un pretesto per estradarlo dalla Svezia agli Stati Uniti a causa del suo ruolo nella pubblicazione dei documenti segreti.
Nel 2012 l’Ecuador ha concesso ad Assange l’asilo politico, ritenendo che l’estradizione in Svezia potesse portare a una successiva estradizione negli Stati Uniti.
Assange ha trascorso sette lunghi anni all’interno dell’ambasciata, vivendo in uno spazio limitato ma continuando a lavorare come attivista e giornalista.
Durante questo periodo, Wikileaks ha continuato a pubblicare documenti riservati che hanno rivelato informazioni cruciali sulle attività del governo statunitense e di altre nazioni.
L’archiviazione delle accuse e l’arresto
Nonostante le accuse di abusi sessuali siano state archiviate, l’11 aprile 2019, l’Ecuador ha revocato l’asilo politico di Julian Assange ed il giornalista è stato preso in consegna dalla polizia britannica.
Durante il suo arresto è stato sollevato e portato via di peso da sette agenti in borghese della polizia londinese e collocato nel carcere di massima sicurezza Her Majesty Prison Belmarsh nel Regno Unito.
Le Incriminazioni negli Stati Uniti
Nel maggio 2019, gli Stati Uniti hanno presentato 17 capi d’accusa contro Assange sulla base dell’Espionage Act. Gli viene contestato di avere cospirato per ottenere informazioni classificate e di averle diffuse online.
I documenti in questione erano stati forniti da Chelsea Manning, un’ex militare condannata negli Stati Uniti e successivamente graziata da Barack Obama.
Se Julian Assange fosse ritenuto colpevole di tutte le accuse, rischierebbe una condanna a 175 anni di carcere. Nel febbraio 2020, è iniziato il processo per l’estradizione negli Stati Uniti.
Ma il 4 gennaio 2021, una giudice britannica ha respinto la richiesta di estradizione, citando le precarie condizioni di salute mentale di Assange. Ad oggi questa inchiesta è ancora in corso.
L’accusa di spionaggio e le possibili conseguenze
Se Assange venisse estradato negli Stati Uniti, potrebbe affrontare fino a 175 anni di carcere per le accuse di spionaggio. Tuttavia, questa pena sembra eccessiva se consideriamo che gli stessi Stati Uniti hanno una lunga storia di spionaggio e sorveglianza illegale dei propri cittadini.
In realtà, il “crimine” di Assange sembra essere stato solo quello di utilizzare WikiLeaks per svelare la verità su crimini militari statunitensi.
Uno dei principali argomenti a favore di Assange è che la sua pubblicazione di tali contenuti non ha fatto altro che mettere in luce la reale situazione sul campo e le atrocità commesse dalle forze armate statunitensi.
La persecuzione di Assange come minaccia alla libertà di stampa
La lotta contro Assange ha conseguenze significative per la libertà di stampa e per il giornalismo investigativo. La sua persecuzione potrebbe intimidire i giornalisti e i publisher, spingendoli a evitare la divulgazione di informazioni sensibili. Inoltre, il fatto che l’opinione pubblica abbia dimostrato uno scarso interesse per i processi di Assange rappresenta un pericoloso precedente.
Edward Snowden, ex collaboratore dell’NSA (National Security Agency, Agenzia per la Sicurezza Nazionale, un organismo del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America), ha definito il caso di Assange come “il processo sulla libertà di stampa più importante al mondo”.
I media statunitensi hanno dedicato ben poco spazio all’argomento, contribuendo a far scomparire la verità. Questo silenzio mediatico rappresenta un altro modo per uccidere la verità stessa e mette in pericolo la democrazia.
Una minaccia alla democrazia
I processi di Julian Assange non riguardano solo una singola persona, ma rappresentano una minaccia alla democrazia, alla libertà di informazione e all’accesso alla verità.
La sua persecuzione rappresenta un pericoloso precedente per la libertà di stampa e per il giornalismo investigativo. È necessario difendere Assange e garantire che la verità possa emergere senza timori o intimidazioni.
Amnesty International Italia sostiene la campagna per l’annullamento delle accuse, il diniego dell’estradizione e la scarcerazione di Julian Assange; pertanto, ha organizzato iniziative in molte città e ha avviato una petizione di raccolta firme online sul loro sito.
Paola De Palma