Chiara Ferragni alla prima di Sanremo 2023 ed è subito polemica

Redazione
Chiara Ferragni alla prima di Sanremo 2023 ed è subito polemica

Chiara Ferragni alla prima di Sanremo 2023 ed è subito polemica. Il suo monologo “femminista” non è piaciuto a tutti, ma “l’imprenditrice digitale” ci prova lo stesso. L’influencer ha indossato un abito firmato Dior che riproduce il suo corpo nudo.

“Un abito manifesto” per un discorso che vuole essere (ma non riesce del tutto) motivazionale per le donne. Le luci si fanno soffuse, Chiara Ferragni è emozionata e inizia dicendo:

Ciao bimba, ho deciso di scriverti. Ogni volta che penso a te mi viene da piangere […] Ho sempre cercato di renderti fiera, lo faccio per te, per la bambina che sono stata.

Una cosa mi fa stare male, che in qualunque fase della mia vita c’era un pensiero fisso nella mia testa: non sentirmi abbastanza. […] Ti vorrei abbracciare piccola Chiara, alla fine andrà tutto bene, sono fiera di te”.

Le critiche

Suoi social arrivano subito le prime critiche e non solo. Le testate giornalistiche si scatenano tra gli elogi all’influencer e tra chi la giudica aspramente: “Una ragazza meravigliosa e fine, il suo discorso mi ha commossa” (utente twitter); “Di Chiara Ferragni, letta da Chiara Ferragni, per la piccola Chiara Ferragni da una Chiara Ferragni adulta. Praticamente un selfie” (da l’Espresso).

In medio stat virtus

La virtù, però, sta nel mezzo (in medio stat virtus) come direbbe Aristotele. Chiara Ferragni è tanto idolatrata dal suo seguito (i suoi followers) quanto disprezzata da chi preferisce tenersi lontano dalle follie social, dal culto del personaggio.

Alla fine hanno tutti ragione. Chiara Ferragni non veicola al meglio il messaggio femminista, ma cerca ugualmente di portarlo sul palco.

Il monologo controverso

Ed è proprio il suo monologo, emblema chiave della controversia, a non permettere una critica assoluta alla sua autrice. Questo infatti è un testo molto personale che Ferragni dedica un po’ alla se stessa del passato, ma anche un discorso motivazionale per la figlia e per le donne in ascolto.

Visto da questa prospettiva, come un discorso personale, intimo, da cui traspare la buona intenzione e l’autenticità della sua autrice, questo monologo potrebbe essere privo di critiche.

Lo scivolone di Chiara Ferragni arriva nel momento in cui estende l’invito a credere in se stesse, a provarci, a non mollare a tutte le donne all’ascolto. È in questo istante che il monologo, da un lato toccante -ricordiamo, è un testo dedicato alla Chiara bambina e alla Chiara adulta ormai mamma-, si conclude diventando un messaggio femminista quasi “vuoto” nonostante le buone intenzioni e le premesse iniziali.

Il sistema capitalista e il femminismo

Chiara Ferragni è un’imprenditrice e come tale quasi odiata per questo. Accusata di lucrare anche sull’aria che respira, criticata per ogni sua mossa. Fa beneficenza? Lo fa per la sua immagine. Parla di determinati argomenti a favore delle donne? È una falsa femminista.

Il problema è concentrarsi su Chiara Ferragni come se fosse il male assoluto e non pensando al suo personaggio come il frutto di un sistema capitalistico dove tutti viviamo e ne accettiamo le regole.

Il frutto non è marcio

Il “frutto Ferragni” del capitalismo non è per forza marcio e anzi potremmo dire che nel caso di imprenditori maschili queste critiche sullo scopo di lucro non sorgerebbero neanche.

Chiara Ferragni è sempre stata neoliberista, non ha mai parlato di capitalismo e di diseguaglianze economiche. Negli ultimi anni si è concentrata sulla violenza di genere e sulla distruzione del patriarcato che porta alla discriminazione della donna.

Non concentrandosi, però, sulla questione del genere e della classe, ma avendo un pensiero femminista senza avere opinioni anticapitalistiche, la Ferragni cade nella categoria delle “femministe liberal” non rendendosene conto.

Il femminismo neoliberale

Era il 2012 quando, dopo un lungo periodo di silenzio in cui ben poche donne erano disposte a identificarsi pubblicamente come femministe, tutto inizia a cambiare rapidamente. All’improvviso, molte donne di spicco, soprattutto negli Stati Uniti, iniziano a dichiararsi pubblicamente femministe, una dopo l’altra.

La direttrice operativa di Facebook Sheryl Sandberg, l’attrice Emma Watson, fino a celebrità della musica come Miley Cyrus e Beyoncé. Il femminismo diventa improvvisamente accettabile e molto popolare, come non era mai stato prima.

La prospettiva di una rinascita del discorso femminista appare da subito molto promettente. Ciononostante, molte attiviste e molte studiose femministe hanno mostrato una certa diffidenza nei confronti del più recente sviluppo del femminismo.

Sviluppo dovuto in gran parte, alla pressoché completa scomparsa delle parole-chiave tradizionalmente inseparabili dai discorsi e dai dibattiti pubblici femministi: eguaglianza, emancipazione e giustizia sociale.

Al loro posto, altre parole, come felicità, conciliazione famiglia-lavoro, responsabilità e “farsi avanti” (parole che ritroviamo anche nel monologo della Ferragni) cominciarono ad apparire con ostinata coerenza.

Il femminismo e il mainstream

È stata la comparsa di questo nuovo lessico femminista a porre il femminismo stesso nei prodotti culturali mainstream: dai giornali agli articoli di riviste, dalle serie tv alle varie autobiografie di donne famose, alle guide femminili su “come avere successo”, all’idolatrare quasi se stesse e il proprio lavoro (di nuovo ecco uno degli scivoloni della Ferragni).

Se nel nostro sistema i soggetti già provvisti di un certo capitale economico, sociale, culturale e simbolico sono sempre più indotti a pensarsi come capitale umano generico, a seguito di un processo che li spoglia di ogni valore, a eccezione di quello economico.

Parallelamente a questo il femminismo neoliberista sembra essere, invece, inteso come una sorta di grande respingimento della totale conversione delle donne istruite e in carriera in capitale umano generico.

In maniera paradossale e controintuitiva il femminismo neoliberista contribuisce a risolvere una delle tensioni costitutive del neoliberismo, facendo sì che le donne in ascesa nel lavoro desiderino una felice conciliazione tra la carriera e la famiglia e che tutta la responsabilità per la riproduzione stia tutta sulle loro spalle.

Il (non) cattivo femminismo

Solleviamo dunque, la Ferragni, dal peso di essere una cattiva femminista. Lei, come molte altre, è semplicemente nata in un contesto che favorisce lo sviluppo di questo pensiero. Il neoliberismo è forse quindi uno dei mali del secolo? Il femminismo è ormai stato colonizzato dal pensiero neoliberale? Non del tutto, non totalmente.

Chiara Ferragni dall’alto del suo privilegio (è bianca, bella e ricca) ci prova lo stesso. Sale sul palco di Sanremo e legge un monologo scritto di suo pugno. Il risultato potrebbe non essere soddisfacente per i massimi esperti del femminismo puro, potrebbe far prudere il naso a chi non ama le autocelebrazioni, ma certamente è un piccolo passo in avanti verso un argomento importante, è un messaggio che la massa coglie perché è a portata di tutti.

“Non arrenderti”

Alla fine Chiara Ferragni stessa nel suo monologo dice di non arrendersi alle difficoltà della vita. Non arrendiamoci quindi a un femminismo soggetto a un messaggio capitalistico. Guardiamo il fenomeno Ferragni da un punto di vista critico-positivo, non riducendo il tutto al mero rifiuto della sua persona e di ciò che rappresenta.

L’abito è Dior, ma le sue intenzioni non hanno marca

La Ferragni si mette in gioco sul palco dell’Ariston, non dicendo neanche un terzo delle baggianate finto-femministe che spesso sentiamo in Parlamento. Si trova a metà della prima serata di un festival di musica leggera a raccontarsi, a dare un messaggio di positività.

Non è il massimo, non è perfetto, ma ci prova. Vediamone il buono e analizziamo in modo costruttivo il sottotesto che ci propone al fine di migliorare (lei in primis cerca di farlo).

L’abito “nudo” stampato è Dior, il make-up è di Emanuele Mameli, il femminismo è neoliberale, ma il messaggio c’è ed è arrivato al grande pubblico. Andrebbe solo migliorato.

Paola De Palma

  •  

Redazione

La redazione de L'inserto, articoli su cronaca, economia e gossip

Modifica le impostazioni GPDR