Cibo +30% dal 2019, pensioni ferme: quanto hanno perso gli over65 nel 2025 e come difendersi

Dal 2019 i prezzi alimentari sono cresciuti del 30,1%, mentre gli assegni previdenziali hanno avuto rivalutazioni minime. Gli anziani sono i più colpiti da un’inflazione che svuota i carrelli e riduce la qualità della vita.

Redazione
Cibo +30% dal 2019, pensioni ferme: quanto hanno perso gli over65 nel 2025 e come difendersi
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Chi entra oggi in un supermercato se ne accorge subito: il carrello è più leggero, ma lo scontrino è più salato. Non si tratta di un’impressione: secondo l’ISTAT, solo ad agosto 2025 i prezzi degli alimentari non lavorati — frutta e verdura — sono aumentati del 5,6% rispetto all’anno precedente. Guardando indietro al 2019, l’aumento complessivo supera il +30%.

Un dato confermato anche da Federconsumatori: il costo della spesa alimentare è ormai fuori controllo e, mentre i prezzi corrono, le pensioni restano quasi ferme.

Inflazione alimentare: pane, carne e verdura rincarati del 30% in sei anni

Negli ultimi sei anni, pane, pasta, carne e verdura hanno subito rincari a doppia cifra. Le verdure di stagione hanno toccato aumenti record del 40%, mentre la carne bovina è salita del 35%. Risultato: molti pensionati hanno ridotto drasticamente la qualità e la quantità di ciò che mettono in tavola.

Nel confronto con altri Paesi europei, l’Italia registra uno dei rialzi più rapidi: +18% in Francia, +22% in Germania.

Pensioni minime: aumenti del 7% contro un’inflazione al 30%

Nel 2019 una pensione minima valeva circa 513 €, oggi sfiora i 563 €: un aumento del 7% in sei anni. Troppo poco, se rapportato all’aumento del costo della vita.

L’INPS stima che il potere d’acquisto reale delle pensioni minime si sia ridotto del 20-25%. Significa dover tagliare carne, frutta fresca e medicine extra, proprio quando l’età renderebbe più necessaria una dieta equilibrata.

Bilanci familiari in crisi: 1.200 euro in più l’anno per gli over65

Secondo Assoutenti, l’inflazione del 2025 peserà 6,7 miliardi di euro in più sulle famiglie italiane. Per i pensionati soli significa circa 1.200 euro in più all’anno, un’enormità per chi vive con assegni che spesso non superano i 600 euro al mese.

Le testimonianze raccolte dalle associazioni sono drammatiche. “La carne la compro una volta ogni due settimane”, racconta Giuseppina, 72 anni, pensionata di Milano. “Per il resto vado di legumi e uova. La frutta fuori stagione non posso più permettermela.”

Come risparmiare sulla spesa: app, mercati e bonus regionali

Molti anziani cercano di resistere con strategie quotidiane. Comprare prodotti stagionali ai mercati locali riduce la spesa del 20%. App come Too Good To Go e MyFoody consentono di acquistare prodotti invenduti a prezzi ridotti.

In alcune regioni, come il Lazio e la Lombardia, sono attivi voucher spesa fino a 250 euro per anziani con redditi bassi. E crescono i GAS, gruppi di acquisto solidale, che permettono a interi quartieri di comprare direttamente dai produttori abbattendo i costi.

Cosa chiede chi rappresenta i pensionati al Governo

Le associazioni dei consumatori reclamano una rivalutazione straordinaria delle pensioni già nel 2025. “Non si può fronteggiare un’inflazione del 30% con aumenti del 7%” denuncia Federconsumatori.

I sindacati propongono anche una riduzione dell’IVA sui beni alimentari di prima necessità, una misura che in Spagna ha già portato risultati concreti. Alcune regioni sperimentano buoni pasto sociali e pacchi alimentari calmierati per le fasce più deboli.

Carrello vuoto, salute a rischio: quando il cibo diventa un lusso

Il problema non è solo economico. Mangiare meno frutta e verdura significa più malattie croniche, più farmaci, più ricoveri ospedalieri. Per gli over65 la crisi alimentare non è un titolo di giornale: è la vita quotidiana.

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