Come “cancellare” una multa Covid-19
Come “cancellare” una multa Covid-19. In questi mesi di emergenza sanitaria la stragrande maggioranza degli italiani ha rispettato le misure di contenimento per arginare la diffusione dell’infezione da Covid-19.
Ma in queste settimane migliaia sono i cittadini che, violando le disposizioni – più o meno consapevolmente – si sono visti appioppare una multa dalle forze dell’ordine impegnate nel presidio del territorio.
I dati del 10 maggio: la polizia ha controllato 150mila persone (147.958), ne ha sanzionate 2.154 e ne ha denunciate 23 per falsa dichiarazione.
Come sappiamo bene, da lunedì 4 maggio è scattata la Fase 2. Si può, ovviamente, continuare a uscire di casa, muniti di mascherina e autocertificazione in tasca, per i noti motivi di salute, lavoro e necessità e anche per la “novità” della visita ai congiunti e dell’attività motoria all’aria aperta.
Di fatto, con la Fase 2 decade il limite dei duecento metri dalla propria residenza entro la quale rimanere per una passeggiata o per correre.
In questi mesi migliaia gli italiani fermati e multati per essersi allontanati troppo da casa, in modo più o meno volontario. E la domanda imperante a tal proposito è la seguente: “si può fare ricorso?”. Ecco cosa si può fare.
Cosa si può fare?
La prima cosa da sottolineare, è possibile fare ricorso ma solamente andando dal Prefetto e non al giudice di pace.
Però, attenzione: bisogna essere estremamente cauti nel presentare un ricorso e farlo solamente se si hanno reali e concreti elementi a favore. Insomma, se si è stati al di sotto di un chilometro e oltre da casa.
Eccoci infatti al fulcro della questione, ovvero la “troppa distanza” da casa. Una distanza ufficiale le autorità centrali non l’hanno mai stabilita, hanno però sempre invitato a limitare lo spostamento fine a se stesso attorno all’isolato.
In Lombardia, giusto per fare un esempio, durante la Fase 1 si poteva correre per strada “nelle immediate vicinanze della propria abitazione e comunque a una distanza non superiore a 200 metri dalla stessa”.
Come sottolineato per l’Unc dall’avvocato Valentina Greco, dal momento che non esiste di fatto una distanza precisa, la decisione è a discrezione del Prefetto. Ma una lontananza sopra il mezzo chilometro è assai difficilmente “difendibile”, mentre una di trecento metri potrebbe scagionare il soggetto multato.
Però, attenzione: per esempio, se una persona è uscita di casa per una ragione lecita e a molta distanza da casa (anche superiore al chilometro, per dire) si è seduta su una panchina per riposarsi un attimo, beccandosi la multa, il ricorso dovrebbe andare a buon fine.
Inoltre è bene sottolineare le tempistiche del ricorso stesso: solitamente si avrebbero trenta giorni a disposizione per fare domanda al Prefetto, ma causa coronavirus e serrata la scadenza è stata allungata di 150 giorni, fino a 180.
In ultimo, ma non per importanza, la seguente nozione: qualora si facesse ricorso al Prefetto e si perdesse, si otterrebbe non solo il danno, ma anche la beffa, dal momento che la sanzione viene automaticamente raddoppiata.