Coronavirus, quasi 14,5 milioni di casi nel mondo, preoccupa Brasile

Redazione
Coronavirus, quasi 14,5 milioni di casi nel mondo, preoccupa Brasile

Coronavirus, quasi 14,5 milioni di casi nel mondo, preoccupa Brasile. Sono quasi 14,5 milioni i casi di coronavirus confermati nel mondo.

Lo rende noto la Johns Hopkins University, secondo la quale più di 605mila persone hanno perso la vita per complicanze legate all’infezione.

Nel dettaglio, i contagiati dal Covid-19 sono globalmente 14.457.916, mentre sono 605.205 le vittime.

Gli Stati Uniti restano il Paese maggiormente colpito, con 3.773.206 contagi e 140.534 morti.
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Sono quasi 80mila i morti in Brasile per complicanze legate al coronavirus. Lo riferisce il ministero della Sanità brasiliano, riferendo di 79.488 vittime accertate, 716 in più rispetto al giorno precedente.

Ha invece raggiunto quota 2.098.389 il totale dei positivi confermati in Brasile, con 23.529 nuovi casi nelle ultime 24 ore.

Il Brasile si conferma il secondo Paese più colpito dal coronavirus al mondo, dopo gli Stati Uniti. Epicentro della pandemia è lo stato di Sao Paulo, il più popolato, con 19.732 morti e 415.049 casi confermati. Segue Rio de Janeiro con 12.114 vittime e 138.524 casi.
Crisanti: “Zaia si fida di chi dice che virus è morto”

“Questo è il risultato della scelta di Zaia di affidarsi a persone che dicono che il virus è morto. E intanto gli ospedali tornano a riempirsi”.

Lo dice l’epidemiologo Andrea Crisanti, capo del Comitato Tecnico scientifico del Veneto a ‘Globalist’. “Si sta dando la colpa agli immigrati – dice – ma ci sono anche tantissimi italiani contagiati”.

“A un certo punto – spiega Crisanti al quotidiano – le esigenze politiche hanno prevalso sulle indicazioni della scienza. Era necessaria una comunicazione che invitasse a prudenza e responsabilità”.

A mancare, secondo lui, è stato il modello di contact tracing efficiente che aveva reso il Veneto un esempio da seguire.
“La sorveglianza attiva era un concetto che avevo proposto io – spiega – Ora la maggior parte dei tamponi è stata fatta solo tra il personale sanitario, tralasciando completamente il territorio”.
Secondo Crisanti, “fino al 17 marzo le cose sono andate bene, poi lui è cambiato. Evidentemente gli ha dato fastidio la mia popolarità e ha voluto attribuire ad altri meriti che non erano loro.
Ma non voglio essere associato alle cose che stanno succedendo oggi, il Veneto sta seguendo una linea opposta a quella in cui credo”, conclude.

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