Coronavisrus: Quanti tamponi si stanno facendo in Italia?

Redazione
Coronavisrus: Quanti tamponi si stanno facendo in Italia?

Attualmente in Italia sono stati comunicati i risultati di 619.849 tamponi (che non vuol dire – occhio – che siano state testate 619.849 persone). Negli ultimi 15 giorni la media è stata di circa 29.000 tamponi comunicati al giorno.

In Lombardia il numero di tamponi registrati finora è oltre 135mila: negli ultimi 15 giorni la media è stata di circa 5.500 al giorno, e nell’ultima settimana di circa 5.600. Non ci sono stati incrementi significativi, nonostante la Regione abbia detto che si sta estendendo il numero di tamponi eseguiti sul personale sanitario entrato in contatto con pazienti malati. Quelli comunicati quotidianamente, in ogni caso, non sono i tamponi fatti quel giorno, e nemmeno quelli fatti tot giorni prima: sono quelli che sono stati processati e comunicati dai vari laboratori nelle 24 ore precedenti.

La Lombardia è la regione che ha fatto più tamponi, ma il Veneto ne ha fatti pochi meno, 126mila, nonostante abbia la metà degli abitanti e tra un quinto e un quarto dei contagiati della Lombardia. Come dicevamo, il numero dei tamponi fatti è significativamente superiore a quello delle persone testate: il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ha stimato questa differenza in un 10-15 per cento.

Il numero di casi positivi su quelli testati in Lombardia è certamente superiore al 36 per cento, la percentuale di casi positivi sui tamponi totali (usando la stima di Locatelli, sarebbe superiore al 40 per cento). In Veneto la percentuale scende tantissimo: è di poco superiore all’8 per cento. In Corea del Sud, il paese che sta applicando più efficacemente le raccomandazioni dell’OMS, la percentuale è intorno al 4 per cento.

«Se avessimo più reagenti, l’allargamento della tamponatura avrebbe senso». Il problema principale nella capacità di analisi di tamponi del sistema lombardo è la difficoltà di reperire i reagenti. Questi sono di due tipi: quelli di estrazione, che – semplificando molto – ricavano il materiale genetico dal campione, e quelli di amplificazione, che moltiplicano le informazioni ottenute in modo da poterle analizzare. A mancare sono prevalentemente i primi, segnalano i laboratori lombardi.

Dopo giorni in cui aveva detto categoricamente che la Lombardia stava facendo tutti i test che era necessario fare, giovedì sera in collegamento con il TG3 regionale il presidente Attilio Fontana è infine sembrato ammettere che si farebbero più tamponi, se si potesse: «Noi abbiamo fatto tutti i tamponi che siamo nelle condizioni di fare in base ai reagenti e ai laboratori a disposizione: uno in più non potevamo farne».

Nella circolare del 3 aprile, il ministero della Salute dice anche che se nelle aree più colpite dal contagio la capacità di laboratori fosse raggiunta, cosa che succede da settimane in Lombardia, «andrà valutata la possibilità di ampliare ulteriormente il numero di laboratori» e che va considerata «la possibilità di utilizzare laboratori mobili o drive-in clinics, consistenti in strutture per il prelievo di campioni attraverso il finestrino aperto dell’automobile su cui permane il paziente».

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