Cristiana Capotondi: «Il dolore mi ha aiutato a riflettere»

Redazione
Cristiana Capotondi: «Il dolore mi ha aiutato a riflettere»

Cristiana Capotondi: «Il dolore mi ha aiutato a riflettere». L’attrice romana è protagonista del film tv di Giacomo Campiotti «Chiara Lubich», dal 3 gennaio in prima serata su Rai 1. Ecco che cosa ci ha raccontato in questa video intervista

Una donna forte, senza paure, semplice e straordinaria, capace di donare amore durante la II Guerra Mondiale, nella sua Trento, e di rinunciare alla famiglia per un bene superiore.

Il suo nome è Chiara Lubich ed è anche il titolo del film tv di Giacomo Campiotti (Braccialetti rossi) che andrà in onda il 3 gennaio in prima serata su Rai 1. A interpretare la donna che ha donato la sua vita a Dio, senza prendere i voti, e creato il Movimento dei Focolari è Cristiana Capotondi.

Campiotti ci conduce nel 1943, sotto le bombe, quando Chiara, a 23 anni, insegnava ai bambini e aveva il sogno di laurearsi in filosofia. Quel sogno cambia forma e si trasforma in un desiderio ben più grande: quello di aiutare il prossimo e di seguire le parole del Vangelo.

Il versetto che ha fatto suo è: Che tutti siano uno.

In questo periodo di pandemia risuona potente. Insieme a cinque giovani ragazze aiuta i più bisognosi e dalla loro amicizia nascerà il primo “focolare”, il nucleo iniziale della sua comunità che oggi conta due milioni di persone in 80 paesi sparsi nei cinque continenti.

Chiara Lubich inizialmente fu osteggiata dalla chiesa, ma poi fu compresa e contribuirà al dialogo tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa. Diventò anche la prima donna bianca non musulmana a parlare nella moschea di Harlem a New York.

«Di Chiara Lubich mi sono rimaste tante cose nel cuore», ci confessa Cristiana Capotondi via Zoom, «la sua frase “Non c’è spina senza rosa”, che ribalta il proverbio “Non c’è rosa senza spine”, cioè anche nell’esperienza più dolorosa si può scorgere un segno positivo, è un vademecum molto utile che porto quotidianamente con me».

In un periodo come questo il suo messaggio risuona forte. «Stiamo vivendo un disagio sociale ed emotivo molto simile a quello della guerra», sostiene Cristiana, «“Stare tutti insieme” per risolvere il problema che abbiamo e per risollevare la società dopo l’emergenza sanitaria è un incoraggiamento che dovrebbero raccogliere i politici».

L’attrice, in un anno drammatico che sta per concludersi, ha trovato degli stimoli positivi. «Forse il dolore ci ha permesso di parlare di argomenti importanti e di fare riflessioni profonde», afferma, e di questo non dobbiamo vergognarci».

«Ho condiviso molto», continua, «e per un’introversa come me è un buon risultato: ne sono uscita arricchita. Per la prima volta ho sentito la voglia di socialità.

Ho capito che gli uomini, pur avendo conquistato la Luna e creato una modalità di comunicazione senza presenza fisica, hanno bisogno di essere indagati. Dobbiamo ancora capire bene chi siamo». Leggi anche qui 

E del 2021 ci dice: «Non ho mai desiderato così tanto l’avvento di un nuovo anno. L’inizio non sarà migliore del 2020, ma abbiamo degli strumenti in più per affrontarlo. Il 2021 sarà intimista, me lo ha detto un’amica astrologa, sorride, «non mi dispiacciono affatto le battaglie interiori, le ascolto volentieri». VF

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