Cutolo chiede i domiciliari: a decidere sarà la magistratura

Redazione
Cutolo chiede i domiciliari: a decidere sarà la magistratura

Cutolo chiede i domiciliari: a decidere sarà la magistratura
Pandemia: il boss della Camorra (79 anni) è detenuto a Parma in regime di 41bis. Ha fatto ritorno in carcere dopo un periodo in ospedale.

E’ all’attenzione del magistrato di sorveglianza del Tribunale di Reggio Emilia l’istanza presentata dall’avvocato Gaetano Aufiero per la concessione degli arresti domiciliari a Raffaele Cutolo. L’istanza è basata sulle condizioni di salute del boss della Nuova Camorra Organizzata e della sua età, 79 anni, due criteri individuati anche dalla circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria inviata alle strutture penitenziarie al fine di monitorare le condizioni dei detenuti con patologie gravi e di età superiore ai 70 anni.

Cutolo è ristretto al 41 bis nel carcere di Parma; a febbraio era stato trasferito d’urgenza all’ospedale di Parma per problemi respiratori ed era stato dimesso a inizio aprile, facendo così ritorno in cella.
Raffaele Cutolo si rivolge allo Stato a causa della pandemia, ma anche facendo leva sulle proprie condizioni di salute, che lo renderebbero detenuto a rischio contagio da Covid-19.La decisione, che toglierebbe il boss dal carcere, potrebbe arrivare nella giornata di domani.

Sul caso, la magistratura antimafia a Roma è perplessa. Il notissimo boss della camorra è in carcere ormai da oltre 40 anni e con una salute malmessa. Cutolo è detenuto a Parma e per questo sarà Reggio Emilia a pronunciarsi. Una scelta che si preannuncia difficile dopo le polemiche sulle precedenti, e recenti, scarcerazioni di altrettanti boss, decise sempre dai giudici di sorveglianza, quelle di Francesco Bonura e Domenico Perre a Milano, di Pino Sansone a Palermo, di Ciccio La Rocca a Catania, di Vincenzino Iannazzo a Catanzaro. Già negata la liberazione invece al capo di Cosa nostra catanese Benedetto “Nitto” Santapaola.

I magistrati antimafia possono dirsi proprio in rivolta contro le scarcerazioni dei boss. Sei sono quelle più note, ma c’è chi ne conta addirittura quaranta. Il capo della procura nazionale antimafia Cafiero De Raho con un’intervista a Repubblica.it, Gian Carlo Caselli, Nino Di Matteo, Sebastiano Ardita, Catello Maresca, solo per citare le toghe più scatenate contro uno Stato che avrebbe abbassato la guardia contro la criminalità dimenticando le vite umane perse nelle stragi e i sacrifici fatti per assicurare i responsabili alla giustizia.

Voci critiche soprattutto contro un Dipartimento delle carceri – il Dap guidato dall’ex pm di Potenza Francesco Basentini – che dalle rivolte di febbraio a oggi non ne avrebbe azzeccata una. Il Guardasigilli Alfonso Bonafede coinvolge il presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra e garantisce un decreto legge già per giovedì. Ma oggi potrebbe arrivare la decisione sulla scarcerazione di Cutolo che, se fosse positiva, aprirebbe una dura querelle contro il governo. Di cui ha approfittato subito Matteo Salvini che ha accusato il premier Giuseppe Conte di non aver detto una sola parola sui boss in libertà.

Ormai da giorni si assiste a uno scaricabarile tra ministero della Giustizia, Dipartimento delle carceri e giudici di sorveglianza. Il ministro Bonafede, subito dopo le scarcerazioni di Bonura e di Zagaria, con dei post su Facebook, ha ribadito l’impegno del governo nella lotta alla mafia e ha negato qualsiasi responsabilità e voce in capitolo sulle decisioni di mandare i boss ai domiciliari. In particolare, per il boss della camorra Pasquale Zagaria, che ha ottenuto dalle toghe di Sassari il via libera ai domiciliari, Bonafede ha subito attivato anche gli ispettori per verificare le scelte delle toghe.

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