Dall’Inps un bonifico di 5 euro. La beffa di Nicolò

Redazione
Dall’Inps un bonifico di 5 euro. La beffa di Nicolò

Dall’Inps un bonifico di 5 euro. La beffa di Nicolò. Improvvisamente, non si capisce perché, l’Inps fa un bonifico di 5 euro. Forse un conguaglio o un saldo di un anticipo percepito.

Sulla causale c’è solo scritto: “Integrazione al reddito Covid- 19”. Per le settimane dal 14 al 31 maggio. La storia, decisamente strana, è raccontata da Repubblica.

Un bonifico da 5 euro

Nicolò lavora in un ristorante sito nel centro di Roma e si occupa della parte manageriale e non ha dovuto scomodare un commercialista per capire quel bonifico comparso sul suo conto corrente lo scorso 8 ottobre.

Un insulto, una beffa, l’ultima.

Nicolò si è sfogato con il quotidiano, al quale ha detto: “Tanto valeva che l’Inps non pagasse niente. Da otto mesi facciamo sacrifici per tenere aperto.”

“Eppure danno la Cassa covid col contagocce e in ritardo. Adesso arrivano i contributi di maggio, per dire. Se poi le cifre sono queste, non so più cosa pensare…”.

Tre ristoranti romani, Buvette, Dillà e Santovino, i cui proprietari sono i fratelli Loreti, Andrea e Stefano. Tre locali che hanno cercato di sopravvivere al Covid, come molti altri in Italia.

E che ora si ritrovano l’ennesima beffa.

Lo scorso marzo, poco prima dell’inizio del lockdown, il governo aveva assicurato che avrebbe dato mano a dei fondi di emergenza e crediti di imposta.

Per aiutare i ristoratori costretti ad abbassare le serrande. E per i loro dipendenti via libera alla Cassa integrazione Covid.

Che sarebbe dovuta andare a coprire circa l’80% del loro stipendio. Qualche problema però c’è stato nel mettere in pratica l’idea iniziale. Ritardi, incomprensioni e burocrazia non hanno facilitato le cose.

Ritardi e clausole oscure delle Cig

Prima del lockdown i fratelli Loreti avevano alle loro dipendenze 85 lavoratori e per tutti hanno chiesto l’accesso alla cassa integrazione.

Come da loro stessi raccontato, hanno impiegato oltre due mesi per vedere la loro domanda accettata. Anche per Andrea, laureato in giurisprudenza, non è stato facile comprendere le clausole presenti.

Come ha spiegato

“Sono laureato in giurisprudenza e ho fatto l’avvocato, eppure anche per me e per i miei consulenti le clausole apparivano oscure.”

“Il Dpcm del governo non faceva chiarezza, più volte abbiamo inviato online la nostra pratica e il sistema l’ha rimandata indietro”. I mesi passano e si arriva alla fine di maggio, quando finalmente giunge l’autorizzazione dell’Inps alla Cig.

A quel punto però i dipendenti sono rimasti 60 perché gli altri hanno preferito ricorrere al sussidio di disoccupazione, più conveniente.

Nicolò ha precisato che i proprietari dei ristoranti hanno aiutato i loro lavoratori anticipando i soldi dovuti dall’Inps, che ancora l’Istituto non mandava.

I Loreti non potevano neanche contare sull’aiuto da parte delle banche

“Solo due istituti ci hanno concesso un piccolo prestito, nonostante le garanzie statali. Gli altri non si sono fidati.”

“A luglio il premier in persona si è presentato nei nostri ristoranti per chiederci come stavano andando le cose, poi ha lanciato un appello ai direttori di banca. Non mi pare che sia servito”.

I primi bonifici a Nicolò e agli altri lavoratori iniziano così ad arrivare solo a metà luglio. Tra l’altro sempre diversi l’uno dall’altro. Una volta 500 euro, un’altra 600 e un’altra ancora 350.

Fino ad arrivare all’ultimo di 5 euro.

E Nicolò non è l’unico a ricevere questa cifra. Un dipendente ha addirittura ricevuto come ultimo bonifico 2,80 euro. Difficile capire di cosa si tratti. Loreti è preoccupato

“Non riusciamo a capire cosa sia questo contributo né a cosa serva. E poiché stanno arrivando i bonifici del periodo successivo, cioè giugno, temo che per le due settimane di fine maggio i miei lavoratori non avranno altro dall’Inps”. Fonte IlGiornale

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