Dazi di Trump: dal 10 al 25 percento. Quali prodotti saranno colpiti
L’Ue sarà colpita “da dazi al 20%”, ha dichiarato Trump. Oggi, giovedì 3 aprile, entreranno in vigore anche dazi al 25% sulle automobili prodotte all’estero

Dazi di Trump: dal 10 al 25 percento. Quali prodotti saranno colpiti. L’Ue sarà colpita “da dazi al 20%”, ha dichiarato Trump. Oggi, giovedì 3 aprile, entreranno in vigore anche dazi al 25% sulle automobili prodotte all’estero.
Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato l’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni da tutti i paesi del mondo. Le tariffe saranno differenziate in base al Paese, con un 46% per il Vietnam, un 32% per Taiwan, un 10% per il Brasile, un 34% per la Cina e un 20% per l’Unione Europea.
Inoltre, il 3 aprile entreranno in vigore dazi del 25% su tutte le automobili non prodotte negli Stati Uniti. Il Presidente ha anche comunicato l’introduzione di una tariffa base del 10% per tutti, a partire dal 5 aprile.
Insieme a questa, ulteriori tariffe saranno imposte sui 60 Paesi classificati come “worst offenders”, che inizieranno dalla data del 9 aprile.
Trump ha espresso grande ottimismo per queste misure, descrivendole come un passo verso la rinascita finanziaria degli Stati Uniti e un’affermazione di indipendenza economica.
La riduzione del deficit commerciale Usa
Il motivo principale di questa politica tariffaria è la volontà di ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti, ovvero la differenza tra quanto importato da altri paesi e quanto esportato e venduto all’estero.
Al momento, questo deficit supera i 130 miliardi di dollari. Sostanzialmente, i dazi agiscono come tasse sui beni stranieri importati, che fanno aumentare i prezzi di tali beni, rendendoli meno convenienti rispetto a quelli prodotti internamente.
Inoltre, Trump ha annunciato dazi del 25% su tutte le importazioni di birre in lattina e lattine vuote di alluminio, a partire da venerdì. Queste nuove tariffe si aggiungono a quelle già in atto sulle importazioni di acciaio e alluminio, e a quelle previste sui veicoli stranieri.
In caso di ritorsioni dagli altri Paesi, il Presidente ha affermato che verranno aumentati ulteriormente i dazi. Nel frattempo, l’Unione europea si è detta pronta a reagire alle nuove tariffe.
Alla fine pagheranno i cittadini, anche quelli statunitensi
La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha ricordato che i costi aggiuntivi derivanti dai dazi saranno alla fine sostenuti dai cittadini, ivi compresi gli statunitensi.
Inoltre, ha sottolineato l’effetto di tali misure nel costringere le aziende americane a pagare di più per i componenti prodotti in Europa. Le aspettative sono che queste misure influenzeranno principalmente l’industria automobilistica, farmaceutica e alimentare.
L’Italia è tra i Paesi che rischiano di più, data la grande quantità di beni che esporta e vende negli Stati Uniti. Infatti, Confindustria ha rivelato che queste nuove tariffe potrebbero portare a una diminuzione del PIL italiano dello 0,4% nel 2025 e dello 0,6% nel 2026.
Anche a livello globale, le previsioni non sono positive. Gli analisti di Goldman Sachs suggeriscono che le tariffe potrebbero portare a una probabilità di recessione economica globale salire dal 20% al 35% entro i prossimi 12 mesi.
L’aumento dell’inflazione potrebbe rappresentare un altro effetto collaterale di queste misure. Di fronte a queste nuove misure tariffarie, l’Unione europea sta considerando quale tipo di risposta adottare.
Le contromisure
Dopo l’annuncio iniziale di tariffe sulle auto, l’UE aveva rivelato un piano di contromisure di 26 miliardi di euro, in due fasi: la prima attuabile dal 1° aprile e la seconda a metà mese.
Tuttavia, aveva poi deciso di posticipare l’applicazione di queste misure per avere il tempo di negoziare con gli Stati Uniti. In definitiva, il futuro delle politiche commerciali tra gli Stati Uniti e l’Unione europea – e più specificamente l’Italia – rimane incerto.
Mentre la politica commerciale rientra nella competenza dell’UE, i singoli Stati membri possono avviare trattative per raggiungere accordi bilaterali.
Tuttavia, per il momento, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha escluso la possibilità di trattative a livello nazionale. La preoccupazione principale è evitare un’escalation in una guerra commerciale.