Detenuto in attesa di giudizio si impicca in carcere

Redazione
Detenuto in attesa di giudizio si impicca in carcere

Detenuto in attesa di giudizio si impicca in carcere. Il quinto suicidio in appena nove mesi nelle carceri campane. Sono addirittura sei con l’aggiunta di un adolescente che si è tolto la vita in una comunità residenziale.

In Italia sono 28 dall’inizio dell’anno. Ieri è morto un detenuto di 53 anni. Sposato e con figli, che si impiccato nel carcere di Ariano Irpino, provincia di Avellino. Si trovava lì da neanche trenta giorni, proveniva dal carcere di Vibo Valentia ed era in attesa di giudizio.

L’Osapp: “Ennesima tragedia in carcere”

Secondo il sindacato di polizia penitenziaria Osapp questa ennesima tragedia è “la conseguenza dei numerosi gridi di allarme lanciati dall’Osapp per le carenze sanitarie, sulle quali siamo più volte intervenuti

come segreteria locale, provinciale, regionale e generale, denunciando la carenza di un presidio di specialisti in particolar modo psichiatri e psicologi in Istituto”.

Per il sindacato il personale di polizia penitenziaria in servizio nelle carceri è numericamente inadeguato e questo costringe gli agenti a lavorare su doppi turni di 9/ore consecutive di lavoro.

Secondo il vice segretario regionale Osapp Campania, Luigi Castaldo, “molti istituti penitenziari campani sono messi in ginocchio a causa di ataviche carenze organiche dei vari profili e ruoli”.

L’intervento di Samuele Ciambriello

Il garante campano dei detenuti Samuele Ciambrello ricorda che “il carcere serve a togliere la libertà e non la vita”. “La politica ai vari livelli, la società civile devono mettere in campo iniziative di una giustizia

riparativa, inclusiva, promuovere orizzonti, andare oltre le mura dell’indifferenza Negli istituti di pena si concentrano gruppi vulnerabili che sono tradizionalmente quelli in cui rientrano i soggetti a rischio suicidario.

Ovvero giovani, persone con disturbi mentali, persone socialmente isolate, con problemi relazionali, di abuso di sostanze, e con storie di precedenti comportamenti auto ed etero lesivi.

Bisogna andare oltre l’attuazione di quel protocollo anti-suicidario che si applica in condizioni normali; ma che non dà buoni risultati in un’ottica che tenga conto della complessità di queste vite e dei bisogni delle nuove utenze”, ha dichiarato Ciambrello.

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