Doc 2, Bruno: Vi svelo i segreti di Valenti e Carolina

Redazione
Doc 2, Bruno: Vi svelo i segreti di Valenti e Carolina

Doc 2, Bruno: Vi svelo i segreti di Valenti e Carolina. Nella serie Doc 2 – Nelle tue mani, Gaetano Bruno interpreta il Dott. Edoardo Valenti, primario di chirurgia. Riportiamo la maggior parte dell’intervista rilasciata a Fanpage.it.

L’attore ha commentato l’intensa puntata dedicata alla pandemia causata dal Covid e alla morte di Lorenzo Lazzarini, interpretato da Gianmarco Saurino. Si è detto speranzoso che la serie possa arrivare anche al cuore di chi si rifiuta di ascoltare scienziati, medici e virologi riguardo all’efficacia della vaccinazione.

Trova frustrante che gli operatori sanitari, considerati inizialmente eroi, oggi vengano criticati nonostante tentino solo di fare del bene. Gaetano Bruno ha anche svelato alcune anticipazioni su come si evolverà il rapporto tra Carolina Fanti, interpretata da Beatrice Grannò ed Edoardo Valenti.

La puntata di Doc 2 – Nelle tue mani dedicata alla pandemia causata dal Covid è forse la più attesa della seconda stagione.

Da attore è stato molto importante per me interpretare un medico che, insieme agli altri colleghi di Medicina Interna, si mette al servizio del paziente. Credo spinga ognuno di noi, nelle rispettive specializzazioni, a dare il meglio. Vorrei che arrivasse il messaggio di avere sempre fiducia nei dottori, in coloro che hanno studiato e cercano di dare il massimo per il nostro bene.

Nella serie viene evidenziato come i medici, inizialmente giudicati eroi, poi siano stati aspramente criticati. Doc mette gli spettatori davanti alle loro stesse incoerenze.

Certo. Ovviamente bisogna rispettare le opinioni di tutti, ma contemporaneamente non bisogna dimenticare che ci sono persone che hanno lavorato duramente durante la pandemia e hanno dovuto subire le critiche di chi non era d’accordo rispetto alla vaccinazione.

Immagino quanto possa essere stato frustrante e difficile da gestire per tutti gli operatori sanitari, essere criticati perché hanno provato a fare del bene.

La coppia composta da Valenti e Carolina, figlia di Andrea Fanti, ha già tantissimi sostenitori. Cosa lega questi due personaggi?

Entrambi stanno attraversando un momento particolare. Valenti è una persona che per la sua totale abnegazione nei confronti del lavoro, ha meno possibilità di dedicarsi agli affetti. Carolina vuole emanciparsi dalla figura paterna e ne va a cercare un’altra che trova in Edoardo.

All’inizio, lui prova a tenere a bada questo rapporto. Le chiede di restare nel reparto del padre, poi si lascia coinvolgere da questa relazione.

Cosa può anticiparmi su come si evolverà il loro rapporto?

Lei capisce che non posso dire niente o mi vengono ad ammazzare (ride, ndr). In linea generale, si evolverà in modo coerente con l’anima di Valenti. Edoardo è una persona scrupolosa, attenta e soprattutto leale.

È onesto anche nelle sue contraddizioni. Sia nel privato che nel pubblico non avrà mai due facce, non si approfitterà della situazione. La sua genuinità è anche la cifra che porterà avanti questo rapporto.

Tornando al primario di chirurgia Edoardo Valenti, per portarlo in scena si è ispirato a persone realmente esistenti?

Mi sono confrontato con i registi e gli sceneggiatori per rivedere, correggere, cesellare le battute. Poi ho ripensato ai chirurghi con cui mi è capitato di avere a che fare nella vita, persone particolarmente pratiche, a volte sfuggenti, che non si dilungano tanto nei particolari e questa cosa me la sono portata dietro.

Durante la lavorazione, poi, ho anche parlato con due chirurghi per cercare di restituire al meglio la meccanicità, la velocità, la preparazione e la sicurezza con cui concretamente si opera.

Ha avuto modo di conoscere Pierdante Piccioni, alla cui storia Doc si ispira?

Sì, l’ho incontrato sul set. Mi sono presentato, gli ho fatto i complimenti ed ero contento di avergli stretto la mano, ma non c’è stato modo di approfondire la conoscenza. Mi è sembrato una persona aperta, dallo sguardo vivo e curioso.

Le piacerebbe che il personaggio di Valenti tornasse anche in un’ipotetica terza stagione?

Di certo è stata una bella esperienza. La possibilità che un personaggio possa continuare a tenere una sua vita in un’altra stagione è legata a una miriade di incastri produttivi, dovuti anche alla sceneggiatura e alla storia in sé. In generale, adesso non direi di no, nella misura in cui prima dovrei leggere il copione. La base è che il personaggio di Valenti possa essere portatore di sue istanze ed essere determinante nel corso di una eventuale terza stagione.

Dopo aver vestito il camice di Valenti in Doc, le è capitato di ricevere messaggi bizzarri o imbarazzanti?

(Ride, ndr) Ricevo messaggi su Instagram, soprattutto da ragazze che mi chiedono di essere visitate. Il personaggio di Valenti, così difficile da acchiappare, forse suscita una sorta di mistero, di fascinazione soprattutto nel femminile.

C’è qualcosa che le piacerebbe aggiungere prima di salutarci?

Sì, mi piacerebbe condividere con i lettori di Fanpage.it un messaggio che ho ricevuto da Riccardo Galeazzi, assistente alla regia di Doc, che è tornato a insegnare. Credo sintetizzi cosa possa rappresentare una serie televisiva che parla al cuore delle persone:

“Sono tornato in cattedra, nella scuola media in cui avevo già insegnato prima dell’inizio di Doc 2. I ragazzi, e parlo di circa 200 studenti tra gli 11 e i 14 anni, mi hanno chiesto di salutarvi e di ringraziarvi tanto perché Doc sta piacendo moltissimo.

Mi fanno domande, vogliono spoiler e questo Cane Blu è proprio un enigma. Settimo Milanese, il paese in cui insegno (nella scuola media, ndr), è nella periferia di Milano e come altri quartieri tipo Baggio o Quarto Oggiaro, è abitato da famiglie in grosse difficoltà sociali ed economiche.

Una larga parte dei miei studenti vive situazioni drammatiche in famiglia: genitori in carcere, familiari violenti, giri di droga, e pure abusi sessuali. I servizi sociali sono allo stremo.

In questo contesto drammatico, mi rendo conto di quanto il nostro lavoro svolga una funzione quasi terapeutica. Le storie a lieto fine, la totale assenza di violenza, la ricerca continua del bene e la propensione all’ascolto, è vero, raccontano una realtà pastello che non sempre corrisponde a verità.

Ma spesso sono queste storie l’unico spiraglio di bene che i miei ragazzi hanno di fronte e per loro rappresenta la speranza di una vita migliore”.

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