Escursionista muore sul Monte Gramolon: precipita per 80 metri
Escursionista muore sul Monte Gramolon: precipita per 80 metri. Tragedia in montagna: verso le 12 il Soccorso alpino di Recoaro – Valdagno è attivato dalla centrale del Suem di Vicenza
Dopo la chiamata di un gruppo di ragazzi che avevano scorto un corpo inanimato in un canale sotto la Ferrata Angelo Viali al Monte Gramolon, sulle Piccole Dolomiti, al confine con il Gruppo Carega, nel comune di Crespadoro, in provincia di Vicenza.
Partiti dal Rifugio Bertagnoli un paio d’ore prima, gli amici si trovavano più o meno a metà itinerario, quando si erano accorti del corpo immobile. L’elicottero di Verona emergenza, dopo aver imbarcato un soccorritore in supporto alle operazioni, ha sorvolato il punto indicato, individuando l’escursionista privo di vita.
Sbarcati con un verricello di 30 metri tecnico di elisoccorso e soccorritore hanno provveduto a ricomporre la salma dell’uomo, del quale al momento non sono note le generalità, poi recuperata e trasportata al Rifugio Bertagnoli.
Perfettamente attrezzato da ferrata, per motivi ancora al vaglio l’escursionista, 57 anni, deve essere ruzzolato un’ottantina di metri all’interno del canale riportando traumi che si sono rivelati fatali.
Muore per tumore, padre 82enne ne veglia la tomba da 13 mesi
Non conosce stagioni e neppure orari il dolore di un ex imprenditore di Sarego (Vicenza), Cesare Mascotto, che ogni giorno da 13 mesi a questa parte si reca sulla tomba del figlio, morto di tumore a 51 anni, e vi resta per ore.
Quella di Mascotto, 82 anni, è ormai diventata una presenza familiare: arriva con la macchina al cancello, tira fuori una sedia pieghevole rossa che apparteneva al figlio Florindo, si siede accanto al luogo del suo ultimo riposo e vi resta per almeno sei ore, tre al mattino e altrettante al pomeriggio.
“Nessun padre dovrebbe sopravvivere ai propri figli – dice dalle pagine del Corriere del Veneto – . E’ un dolore così innaturale e crudele. Mi siedo qui e gli parlo”. All’appuntamento con il figlio, Cesare non è mai mancato, anche nei giorni di gelo o di caldo torrido.
“Sono sempre venuto tranne che per due giorni perchè sono stato al lago Trasimento – racconta – . Avevo comprato a mio figlio una casa la’ perchè facesse un po’ di ferie. Era molto stimato da tanti in paese; il giorno del suo funerale c’era talmente tanta gente che le forze dell’ordine sono intervenute per chiedere di sparpagliarsi”.
Mastrotto è ormai diventato il ‘guardiano’ del cimitero, tutti lo conoscono e lo salutano. “La sua vicenda – commenta Jessica, che sta sistemando i fiori della tomba dei genitori – racconta la parabola del dolore, quell’equilibrio instabile che solo chi ha veramente sofferto può capire”. (ansa.it)