Follia in strada: sventola la pistola dal finestrino e spara

Redazione
Follia in strada: sventola la pistola dal finestrino e spara

Follia in strada: sventola la pistola dal finestrino e spara. Avrebbe preso una pistola, l’avrebbe sventolata fuori dal finestrino della sua macchina e poi avrebbe esploso un proiettile. E’ successo a Milano dove una donna di 36 anni è riuscita a prendere il numero di targa.

Così da consentire alla polizia di iniziare le indagini. Dagli accertamenti è poi emerso che l’arma fosse una pistola spara a salve. Ma nonostante questo tre giovani sono comunque denunciati per procurato allarme in concorso.

La donna è riuscita ad annotare la targa

Mercoledì 24 febbraio infatti, intorno alle 12.30 del mattino, la 36enne ha chiamato in Questura raccontando di aver assistito a una scena al limite della follia. Stando a quanto riportato dal giornale Milano Today.

La signora era ferma con la sua auto a un semaforo di viale Ergisto Bezzi quando ha sentito dei colpi d’arma da fuoco. Dallo specchietto retrovisore è riuscita a vedere un ragazzo che, nel veicolo dietro al suo e in compagnia di altri due.

Sventolava fuori dal finestrino una pistola. Appena scattato il verde, ha deciso di farsi sorpassare così da poter scrivere su un foglio il numero di targa e il modello dell’auto dei pistoleri.

La denuncia a piede libero per procurato allarme

Grazie alle sue informazioni, i poliziotti sono riusciti a trovare la vettura accanto all’ospedale San Paolo in via San Vigilio. In auto c’erano tre ragazzi di 25, 24 e 23 anni. Gli agenti hanno iniziato a perquisire la macchina e hanno trovato una pistola in una custodia.

L’arma però si è rivelata essere una scacciacani, una riproduzione che spara a salve. Nonostante questo per loro, sui quali non vi sono precedenti penali, è scattata una denuncia a piede libero per procurato allarme in concorso.

Morto bimbo di 4 anni: ha inalato una puntina da disegno

Una mamma devastata dal dolore sta avvertendo altri genitori che “studiano o lavorano a casa” di rimanere vigili. Dopo che suo figlio di quattro anni ha perso la vita inalando una puntina da disegno.

Ayla Rutherford si stava facendo la doccia il mese scorso quando ha sentito gli membri della famiglia urlare al piano di sotto nella loro casa di Graham, nello stato USA di Washington. Si è precipitata giù per trovare suo marito Josh

29 anni, che eseguiva la manovra di Heimlich sul loro bambino, Axel, senza alcuna idea di cosa gli fosse successo. Nonostante gli sforzi, il piccolo ha perso conoscenza e ha iniziato a diventare cianotico ed è stato costretto a ricovero in ospedale.

“I medici ci hanno detto che, poiché è stato senza ossigeno per così tanto tempo ed è andato in arresto cardiaco cinque volte, non sarebbe tornato come prima” ha detto la madre, 29 anni, a Metro.co.uk.

“Ci hanno detto di non sperare, ma lo abbiamo fatto lo stesso” ammette la donna. Axel è rimasto in ospedale per tre giorni ma non è riuscito a riprendersi. Ai suoi genitori è detto che i medici avrebbero fatto elettroencefalografia.

Un test per decretare la morte cerebrale dl bambino che richiedeva due scansioni, a 12 ore di distanza. Ayla dice che suo figlio “ha cercato di prendere fiato” dopo che il supporto vitale al quale era collegato è disattivato.

E dopo aver visto la sua pupilla contrarsi leggermente, il medico non è in grado di confermare che fosse cerebralmente morto. La coppia ha dovuto ripetere il calvario, con l’intera famiglia che si è presentata per un secondo test intorno a mezzanotte del giorno successivo.

Ayla ha detto

“Stavamo pregando molto intensamente. Ho pensato: ‘per favore, non prendere il mio bambino. Non portarlo via da me'”. Ma la coppia ha ricevuto la devastante notizia che il loro secondogenito non sarebbe sopravvissuto.

I medici hanno dichiarato la morte cerebrale di Axel poco dopo le 13.30 del 17 gennaio. La famiglia ha celebrato una cerimonia commemorativa e lo ha cremato sabato 6 febbraio. Ayla e Josh hanno quindi dovuto dare la notizia sconvolgente a Soren, sei anni, che aveva appena festeggiato il suo compleanno senza suo fratello.

Sua madre affranta ha detto

“Quel giorno siamo tornati a casa, io e suo padre lo abbiamo fatto sedere e gli abbiamo detto che Axel era morto. Abbiamo preferito usare parole vere. Non gli dici che se n’è andato. Gli dici che è morto. Usi parole vere, anche se fanno male.”

“Abbiamo dovuto spiegare che è con Gesù e non è più malato, ma non sarebbe più tornato a casa. Ha pianto per cinque minuti poi ha detto: ‘Voglio andare a guardare la TV'”. Ha bisogni speciali e non capiva davvero. Oggi stavamo facendo scuola a casa e mi ha chiesto quando sarebbe tornato a casa”. Fonte Fanpage

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