Gabriele Maffeo, 33 anni: è suo il corpo trovato nel cassonetto a Biella
Gabriele Maffeo, 33 anni: è suo il corpo trovato nel cassonetto a Biella. Aveva 33 anni e viveva a Occhieppo Inferiore, piccolo comune nella provincia di Biella, Gabriele Maffeo, l’uomo trovato morto sabato sera in un cassonetto dei rifiuti a Biella, in via Felice Coppa.
Con l’accusa di omicidio e soppressione di cadavere sono fermate quattro persone, una donna di 34 anni e tre uomini di 42, 24 e 32 anni. Il movente dell’omicidio di Biella è ancora tutto da chiarire.
Quello che si è saputo finora, però, è che sia la vittima che le persone fermate sono legate al mondo della droga. Gabriele Maffeo però, stando a quanto riferito da una sua amica, da quel mondo stava cercando di allontanarsi.
La vittima era fratello del capitano della squadra di basket Teens Biella, Martino Maffeo, che oggi avrebbe dovuto esordire nel campionato di serie C contro la Crocetta Torino.
In segno di lutto la partita è rinviata ed è annullato l’open day del minibasket organizzato a Biella dal Teens basket. “È una decisione presa per il bene che vogliamo al nostro capitano per il rispetto che lo sport deve avere nei confronti dell’umanità.
Le parole di Luciano D’Agostino, presidente della società. Tutto il Teens è vicino a Martino e alla sua famiglia, alla quale mandiamo un grande abbraccio”.
L’amica Gabriele Maffeo
“Quando ho letto che Gabriele Maffeo era morto e ho visto dove era trovato il suo corpo ho pensato di sapere immediatamente i nomi dei due colpevoli. La coppia che è fermata è una coppia di spacciatori conosciuti da tutti qui a Biella.
Forse Gabriele Maffeo doveva dargli dei soldi. Immagino anche che gli altri due ragazzi fermati fossero lì presenti in casa come clienti e probabilmente si sono trovati in mezzo a questa storia.
Perché lì si spacciava e spesso facevano fermare qualcuno a consumare nell’appartamento“: a parlare, a LaPresse, è una amica della vittima che ha chiesto di rimanere anonima.
La descrizione
Descrive il 33enne ucciso come “un bonaccione“, un ragazzo “dolce e a volte un po’ ingenuo“. “Ha sempre lavorato ed è sempre rimasta una persona molto onesta.
Poi purtroppo ha conosciuto la droga ma per il bene di suo figlio, di se stesso e della sua famiglia aveva intrapreso un percorso di crescita e di rinascita abbandonando la dipendenza, prosegue il racconto dell’amica.
Erano mesi, quasi un anno, che non era più coinvolto in certe cose ed era fuori da Biella. In tanti gli dicevamo di non tornarci qui, che stava facendo bene, che finalmente stava bene ed era felice di poter vedere crescere suo figlio e poter costruire un rapporto con lui”.
Di Gabriele Maffeo dice ancora che “non era un santo ma non era una persona cattiva e voleva riprendere in mano la sua vita”.
“È tornato in città e ha incontrato purtroppo le persone che frequentava in precedenza e chissà cosa è successo dentro quella casa. Non si può morire così”, ha detto ancora.
Le indagini sull’omicidio di Biella
Le indagini per delineare i contorni della vicenda che ha generato molto sconcerto in città sono in corso: per determinare le cause del decesso dell’uomo si attende l’esito dell’autopsia.
Gabriele Maffeo è trovato da una donna, che subito ha dato l’allarme, in un cassonetto dei rifiuti, avvolto in un tendone di plastica all’interno di un sacco nero della spazzatura, con in testa una sacca di nylon il tutto legato con nastro adesivo e cavi.