Galli (Sacco): “Riaprire Codogno è una follia. Lontani dal trovare una cura”

Redazione
Galli (Sacco): “Riaprire Codogno è una follia. Lontani dal trovare una cura”
Massimo Galli

Galli (Sacco): “Riaprire Codogno è una follia. Lontani dal trovare una cura”. “Credere che il problema del coronavirus riguardi solo il nord Italia è da irresponsabili. Bisogna stare chiusi in casa”. Sono ancora una volta chiarissime le parole del dottor Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, che in un’intervista rilasciata al Messaggero ha spiegato che non è ancora possibile stabilire quando arriverà il picco del contagio e che le scene viste sabato (ma ripetute in molti casi anche ieri), con pub pieni e decine di persone intente a fare un aperitivo non lasciano ben sperare circa l’interruzione del contagio.

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“La situazione è tale da non consentire sconti. I tanto vituperati cinesi hanno messo in quarantena 60 milioni di persone, l’equivalente della popolazione italiana”. Il professor Galli ricorda come questo non sia il momento di anteporre l’individualità alla responsabilità collettiva. “L’ultima cosa che ho sentito è che vista la chiusura della Lombardia possiamo aprire Codogno. Siamo matti?”.

Sconfiggere il virus

Rispetto alla possibilità di sconfiggere il virus Galli chiarisce che “siamo ancora lontani dal trovare cure minimamente soddisfacenti, andiamo a tentoni. Per la diffusione, invece, siamo davanti a qualcosa che, soprattutto nelle prime fasi in cui inizia a circolare in territori vergini, ha un raddoppio del numero dei contagi molto rapido rispetto ad altri virus”. Per questa ragione, secondo Galli, “è giunta l’ora di chiudere i locali. Punto. Se la gente continua ad ammassarsi dentro e fuori non limiteremo nulla”.

Mancanza di persone qualificate

In un’intervista rilasciata stamattina a Radio Capital Galli ha aggiunto: “C’è molta gente che parla e diversa lo fa a sproposito. In 42 anni di professione come specialista di malattie infettive non ho mai visto qualcosa del genere. Siamo stati costretti a ribaltare i reparti e siamo portati quasi verso il collasso delle strutture sanitarie. Non servono grandi risorse per creare nuovi posti letto in terapia intensiva – ha aggiunto il professore -, il problema è che mancano le persone qualificate per lavorarci. Uno specialista non lo formi in un giorno”.

Fonte Fanpage

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