Giorgia Meloni al vertice dei conservatori Ue: prima italiana a guidare un partito europeo
Giorgia Meloni al vertice dei conservatori Ue: prima italiana a guidare un partito europeo. Il profilo è apparso subito perfetto. Giovane, donna, in grande crescita personale ed elettorale, leader di partito e aspirante di governo di uno dei paesi più importanti dell’Unione europea.
Chi meglio di Giorgia Meloni poteva incarnare la voglia di crescita, di immagine, di peso, di ruolo dell’Ecr Party, il partito dei Conservatori e dei riformisti europei?
E così, dopo qualche settimana di dibattito, è arrivata la richiesta di disponibilità praticamente unanime da parte delle forze componenti.
Ed è arrivato il sì della leader di Fratelli d’Italia, che ieri a tarda sera è stata eletta presidente del partito che a livello europeo rappresenta la destra di governo e quella che si candida a diventarlo.
Una nomina prestigiosa — nessun politico italiano aveva mai presieduto partiti europei come il Pse e il Ppe (eccetto Monica Frassoni, per un periodo alla guida dei Verdi) —, coerente con un percorso da tempo intrapreso.
Il partito dei Conservatori
Sì perché il partito dei Conservatori e riformisti europei riunisce tutte le forze di area che non si schierano né con il più centrista Ppe, né con il più estremo raggruppamento di Lega e Front National della Le Pen.
Inoltre, è un importante punto di riferimento per la destra europea, ha rapporti di «gemellaggio» per così dire con i maggiori partiti conservatori del mondo.
Dal partito repubblicano americano all’israeliano Likud, dal partito liberale australiano al partito conservatore canadese.
Lavoro che ha già dato i suoi frutti quindi, se è vero che la leader di FdI è stata scelta dai colleghi di forze di governo.
Come il partito vicino al presidente polacco Duda, di opposizione in crescita come lo spagnolo Vox, di tutti i paesi del patto di Visegrád (tranne Orbán, che resta nel Ppe) e dell’Est.
Un blocco indebolito
Un blocco che si è sicuramente indebolito dopo l’uscita dei Conservatori inglesi dall’Ue, ma che conta — con la scelta di Meloni — di guadagnare nuovi consensi e nuovi rapporti.
Interesse reciproco, d’altronde. La Meloni sa benissimo che nella sfida mai dichiarata ma nei fatti con Salvini, l’accreditamento internazionale ha un peso cruciale.
Da due anni si muove per guadagnarselo, attraverso una rete sempre più fitta di relazioni tessute in Europa sia da Fitto sia da Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI.
E, in America da più contatti diretti che hanno portato a due visite con incontro informale con Trump; una nel 2019 al Cpac (convegno annuale degli attivisti conservatori); e l’altra lo scorso febbraio a Washington al National Prayer and Breakfast, ristretto circolo della destra Usa.
Di converso, la manifestazione del partito — la festa di Atreju — si è sempre più aperta ad ospiti internazionali.
Movimenti che non sono passati inosservati nelle cancellerie e sulla stampa europea e d’Oltreoceano, dove la Meloni guadagna spazio e attenzione.
Che oggi le richiederanno di raddoppiare gli sforzi; perché il ruolo di presidente non resti solo un titolo ma sia una carta pesante da spendere al tavolo della coalizione di centrodestra. (Fonte corriere.it)