Gli tolgono la pensione perché risulta morto. Deve dimostrare che è vivo
Non è servita la sua presenza fisica a dimostrare all'Inps che è vivo e vegeto, ci vuole un documento che attesti la sua esistenza in vita

Gli tolgono la pensione perché risulta morto. Deve dimostrare che è vivo. Non è servita la sua presenza fisica a dimostrare all’Inps che è vivo e vegeto, ci vuole un documento che attesti la sua esistenza in vita.
La vicenda riguarda Michele, un uomo di 78 anni residente a Posta Fibreno, in provincia di Frosinone, che è stato erroneamente dichiarato morto a causa di un errore nella compilazione di un certificato di morte.
Questo errore ha portato all’interruzione dell’erogazione della sua pensione da parte dell’INPS, poiché il suo codice fiscale è stato reso inutilizzabile e per lo Stato non risulta più in vita.
La vicenda
L’errore è avvenuto in seguito al decesso di un parente novantenne avvenuto in ospedale, dove per confusione i documenti sono stati compilati indicando Michele come deceduto anziché il vero defunto.
Dal momento in cui il nome di Michele è stato inserito nel certificato di morte, la comunicazione all’INPS ha portato alla sospensione della pensione.
Nonostante Michele si sia presentato personalmente all’INPS per dimostrare la sua esistenza, ciò non è stato sufficiente, poiché è richiesto un certificato ufficiale che attesti la sua vita.
Per questo motivo, tramite il suo avvocato, Michele ha inviato una diffida formale alla ASL di Frosinone al fine di correggere l’errore burocratico.
La situazione mette in luce l’assurdità e la rigidità delle procedure amministrative che, di fronte a un errore documentale, costringono una persona viva a dimostrare la propria esistenza attraverso un iter complesso e frustrante.