I versi evergreen di Prévert a 120 anni da nascita

Redazione
I versi evergreen di Prévert a 120 anni da nascita

Intellettuale poliedrico e quindi modernissimo, Jacques Prevert, scomparso nel 1977 di cui il 4 febbraio si contano 120 anni dalla nascita, fu innanzitutto poeta.

Molto popolare ma anche amato da grandi letterati; autore di versi che musicati sono divenuti canzoni intense e indimenticabili grazie a interpreti come Juliette Greco o Gilbert Bécaud e basti ricordare ”Les feuilles mortes” (Le foglie morte); sceneggiatore che collaborò con J. Renoir, A. Cayatte, C. Autant-Lara e soprattutto con Marcel Carné firmando ”Quai des brumes” e ”Les enfants du paradis” per citare titoli che hanno fatto storia; artista creatore di apprezzati collages, ma anche, agli inizi, negli anni ’30, drammaturgo impegnato.

Insomma vero uomo del XX secolo, nato appunto il 4 febbraio del 1900. Il padre del surrealismo, André Breton, lo definì ”sognatore impenitente”, capace ”di svelare, in un lampo, tutte le sensazioni possibili”, tanto che il pubblico esaurì subito la prima edizione di quello che in breve divenne il primo best seller internazionale di poesia.

Eppure la sua versatilità, quella sua immediatezza scambiata per facilità superficiale che ne fece subito un poeta famoso come un cantante, lo fecero guardare a lungo con sospetto dalla cultura ufficiale. Il suo destino è stato quello di essere il poeta degli adolescenti, degli innamorati, della poesia come gioco ironico, e basti ricordare la cantilena sui Luigi di Francia, che gli ha procurato la fortuna di essere tradotto in oltre 80 lingue, anche se oggi non vende più come un tempo, come negli anni ’80, quando le sue raccolte raggiungevano le 20 mila copie l’anno

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