Il palazzo della Rai s’illumina con i nomi dei giornalisti uccisi

Redazione
Il palazzo della Rai s’illumina con i nomi dei giornalisti uccisi

Il palazzo della Rai s’illumina con i nomi dei giornalisti uccisi. Rai aderisce alla Giornata mondiale per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, che ricorre il 2 novembre.

E lo fa con un’iniziativa suggestiva: dalle 17.30 di domenica 1 novembre e fino alla mattina del 3 novembre, sulla facciata della sede Rai di viale Mazzini, a Roma, scorreranno i nomi di 77 tra giornaliste e giornalisti caduti nella quotidiana battaglia per un’informazione completa e veritiera.

Dai dati del Rapporto Unesco al 30 ottobre 2019 sono più di mille i giornalisti uccisi da quando è stata istituita la Giornata mondiale, indetta dall’ONU nel 2013 in memoria dell’omicidio di due giornalisti francesi uccisi nel Mali nello stesso anno.

L’elenco delle vittime italiane è denso di nomi che hanno segnato la storia recente del nostro Paese.

A distanza di decenni, per la loro uccisione non ha pagato nessun responsabile.

Una sequenza di “misteri” nella quale non pochi sono i nomi di chi lavorava nel servizio pubblico: come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin; come Marco Luchetta, Dario D’Angelo e Alessandro Ota.

Ma nella lista delle vittime italiane senza giustizia ci sono anche Italo Toni e Graziella De Palo, Mino Pecorelli, Raffaele Ciriello, Mauro De Mauro, Vittorio Arrigoni, Mauro Rostagno, Giuseppe “Beppe” Alfano, Cosimo Cristina, Antonio Russo, Andrea Rocchelli.

Sui vetri di viale Mazzini scorreranno anche i nomi delle giornaliste e dei giornalisti uccisi in Europa.

Ventisette solo negli ultimi 5 anni, 37 i casi dichiarati come impuniti: numeri incredibilmente alti se pensiamo che si riferiscono ad un’area geografica dove il diritto di cronaca si considera tutelato meglio che in altre parti del mondo.

Alcuni di loro sono diventati clamorosi casi internazionali

Come Daphne Caruana Galizia, fatta saltare in aria con un’autobomba a Malta; o come Jamal Khashoggi, assassinato nel consolato dell’Arabia Saudita ad Istanbul; o come Anna Politkovskaia, uccisa sotto casa sua a Mosca nell’ottobre del 2006 per le sue cronache del conflitto in Cecenia; e le sue denunce contro la corruzione.

E nel resto del mondo la situazione è ancora più grave. Un recente rapporto Onu dice che negli ultimi quattordici anni quasi 1.200 giornalisti sono uccisi per aver riferito le notizie e portato informazioni al pubblico.

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