Incidente stradale: centauro muore a fine turno lavoro

Redazione
Incidente stradale: centauro muore a fine turno lavoro

Incidente stradale: centauro muore a fine turno lavoro. Tragico incidente della strada poco dopo le 14 a Pozzallo, in provincia di Ragusa, nell’area di sviluppo industriale.

Nello scontro tra un Suv Mitsubishi e una moto Yamaha ad avere la peggio è stato il motociclista che nell’impatto è morto sul colpo. Inutile l’intervento dell’elisoccorso e dei vigili del fuoco, oltre che dei sanitari del 118.

La vittima, Carmelo Vicari, 26 anni, di Modica, in provincia di Ragusa. Carmelo Vicari era sposato e padre di due bambini, uno nato da poco. Alla guida dell’auto una donna rimasta illesa.

Il giovane lavorava in un’azienda, presso l’Avimecc,  che ha sede nell’area di sviluppo industriale ed aveva terminato il suo turno lavorativo. Stava ritornando a casa dopo un’intensa giornata di lavoro.

Mafia, tutti gli affari sporchi del clan che regnava su Picanello

Il gruppo mafioso di Picanello, del clan dei Santapaola Ercolano, è azzerato da una operazione dei carabinieri. Su delega della Procura Distrettuale di Catania e su ordine del gip del Tribunale etneo, hanno arrestato 15 persone.

Sono accusate a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e procurata inosservanza di pena.”

L’inchiesta ha preso il via nel giugno del 2017 e si è conclusa nel maggio 2020 ed è stata condotta militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania mediante intercettazioni e pedinamenti sul territorio, riscontrati dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia.

Si tratta di un seguito dell’operazione “Orfeo”, che aveva già portato nel gennaio 2017 all’arresto e alla successiva condanna di esponenti di vertice del sodalizio tra i quali il capo Giovanni Comis. Il capo del gruppo mafioso di Picanello è individuato in Carmelo Salemi, affiancato da Giuseppe Russo e Vincenzo Scalia.

L’inchiesta ha fatto emergere come l’organizzazione garantisse anche gli “stipendi” agli affiliati, il sostentamento delle famiglie dei detenuti e il pagamento delle spese processuali.

Attraverso la gestione di una “cassa comune” alimentata dai proventi delle estorsioni o attività di “recupero crediti”, dal traffico di stupefacenti e dai proventi di case da gioco clandestine.

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