Incidenti lavoro: gru tocca fili alta tensione, un morto

Redazione
Incidenti lavoro: gru tocca fili alta tensione, un morto

Incidenti lavoro: gru tocca fili alta tensione, un morto. Un operaio di circa cinquant’anni è morto sul colpo ed un altro è rimasto gravemente ferito in un incidente sul lavoro avvenuto a Fiumefreddo Bruzio, in provincia di Cosenza.

Secondo i primi rilievi, i due operai stavano lavorando su una gru in un’area privata quando, per cause ancora in corso d’accertamento; il mezzo meccanico ha toccato i cavi dell’alta tensione della ferrovia.

La potente scarica elettrica ha scaraventato uno dei due a diversi metri di distanza dalla gru.

Sul posto immediatamente si sono recati i soccorritori del 118 che hanno poi richiesto l’intervento dell’eliambulanza.

L’altro operaio, anche lui sulla cinquantina, è rimasto gravemente ustionato ed è trasportato nell’ospedale di Cosenza.

Ucciso da bomba in auto, operazione carabinieri Vibo e Ros

Operazione dei carabinieri, denominata “Demetra 2”, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria.

Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e del Reparto Crimini Violenti del Ros di Roma, coordinate dal sostituto procuratore Andrea Mancuso, hanno consentito di individuare due persone.

Quelle che hanno fabbricato e materialmente posizionato l’ordigno che il 19 aprile del 2018 ha provocato la morte del caporalmaggiore Matteo Vinci ed il grave ferimento del padre Francesco Antonio.

“L’articolato provvedimento cautelare, emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su conforme richiesta della Procura antimafia diretta dal dott. Nicola Gratteri – é detto in una nota stampa dei carabinieri – è eseguito a carico di 7 persone.

Gravemente indiziate, a vario titolo, oltre che dei reati di omicidio e tentato omicidio, anche di danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di sostanze stupefacenti.

Già erano assicurati alla giustizia, a solo un paio di mesi dall’esplosione, i mandanti dell’omicidio, appartenenti alla potente famiglia Mancuso.

L’efferato crimine è maturato in un più ampio disegno estorsivo, posto in essere dai Mancuso, finalizzato all’illecita acquisizione di terreni; alla quale si sarebbe opposta la famiglia Vinci.

La mano degli esecutori, invece, sarebbe armata dalla necessità di saldare un debito contratto nei traffici di droga”.

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