La libertà per tutti, non solo per gli omosessuali di Mario Mieli

Redazione
La libertà per tutti, non solo per gli omosessuali di Mario Mieli

La libertà per tutti, non solo per gli omosessuali di Mario Mieli:  “la liberazione sessuale”Andrea Adriatico è il regista de “Gli anni amari”, il film sulla vita di Mario Mieli, uno dei primi attivisti del movimento omosessuale italiano

Nel documentario si parla di libertà per tutti, non solo per gli omosessuali. Questo potrebbe essere un incentivo per guardare il film anche per chi magari non si sente direttamente coinvolto nella causa omosessuale?

Sono cresciuto nell’idea della polisemia dell’arte, un segno da solo non basta per motivare un’azione. Quindi certamente è molto importante Mario Mieli come riferimento per il mondo omosessuale, lo è stato e credo e spero che lo continuerà ad essere.

Ma in realtà Mario Mieli è un intellettuale a 360 gradi, è un poeta di altissimo livello, è l’iniziatore musicale di personaggi come Ivan Cattaneo per esempio. È un personaggio che ha tenuto le masse del proletariato.

In quegli anni c’era abitudine ad un raduno a Milano, in cui la gioventù proletaria si metteva nella condizione di inquadrare e raccontare le tensioni di quel momento.

Questo raduno dei giovani proletari a un certo punto viene interrotto da Mario Mieli e dai suoi amici perché lo stesso proletariato di quel periodo, quindi le giovani forze di sinistra, non tolleravano con facilità la presenza di un movimento gay.

Quindi sono stati anni molto complessi. Mario Mieli è quello che nel ’77 prende Dario Fo in una piazza di Bologna e lo strapazza davanti a trenta mila persone.

Lei ha riproposto nel film la scena in cui Mario Mieli va all’Alfa Romeo, con i tacchi a spillo, a intervistare gli operai. Se facciamo un paragone con la società moderna, cosa succederebbe oggi se si presentasse una scena simile?

Da un certo punto di vista verrebbe vissuta con meno sensazionalismo, perché siamo più abituati. Viviamo nell’epoca del Grande Fratello, delle dirette sparate, però allo stesso tempo non c’è una vera conoscenza di cosa voglia dire alterità sessuale.

In quegli anni c’era stato Pasolini, con Comizi d’Amore, che va con i microfoni in giro fra le spiagge d’Italia a parlare di sessualità. Mario Mieli si lega molto alla visione Pasoliniana, quindi quelli sono stati anni di sperimentazione molto profonda.

Anni in cui queste testimonianze venivano fuori con questa forza perché nessuno aveva mai appoggiato un microfono li, nessuno era mai stato con una telecamera li a fare questo tipo di narrazione.

Se ci si dovesse andare oggi si perderebbe nel mare magnum del consumo dell’immagine del dialogo che abbiamo su tutto. Questa novità non ci sarebbe certamente più perché noi i veri segreti non li sappiamo leggere.

Un gesto che passerebbe inosservato nella società di oggi?

Probabilmente sì, si confonderebbe col cinismo con cui ormai si consuma tutto, però allora aveva una valenza politica molto importante e se oggi siamo arrivati a un certo tipo di liberazione, sono quei pionieri che in qualche modo hanno fatto strada e l’hanno fatta anche con le loro provocazioni estreme.

L’essere scomodi era una sorta di carta d’identità per poter dialogare col mondo e questa era sicuramente una scomodità molto diversa dalla scomodità che ci può essere oggi.

Mario Mieli era una delle persone in assoluto più innovative dal punto di vista del pensiero. E quindi dovremmo chiederci: perché dall’83 è cascato il silenzio su un personaggio così?

Lei ha voluto provare a riparlarne però.

Non è stato facile. Sono stato massacrato da giornali di destra in tutti i modi, da interrogazioni parlamentari. È un argomento più difficile tra trattare adesso che allora. Non so se oggi sarebbe possibile immaginare un Mario Mieli pagato dalla Rai per fare un servizio di quel tipo, questa è la vera domanda.

Perché oggi noi parleremmo volentieri dell’omosessuale o della figura dell’omosessuale macchiettistica che non è scomoda, non fa paura, che è quella della persona sulla quale è possibile

indirizzare quell’ironia del diverso da sé. L’omosessuale che è dentro il Grande Fratello, di solito, è quello che ha meno condizioni di vicinanza con l’alterità. É come se dicessero “va bene l’omosessuale, ma deve essere quello? Leggi anche qui 

Quindi possiamo dire che l’eredità che ha lasciato Mario Mieli e che vuole lasciare anche il suo film è quella di vivere liberamente? Vivere e lascia vivere?

Io per tutta la vita mi sono occupato solo di autori che puntassero alla libertà personale. Recuperare il benessere è la cosa di cui abbiamo più bisogno. Youmovies 

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