La scuola apre a settembre, aziende straniere per i monobanchi

Redazione
La scuola apre a settembre, aziende straniere per i monobanchi

La scuola apre a settembre, aziende straniere per i monobanchi. Il Governo è certo di poter riaprire le scuole il 14 settembre perché a produrre i banchi anti-Covid ci penseranno le aziende straniere.

Lo spiegano ad HuffPost fonti governative a proposito del bando lanciato per reperire i 3 milioni di arredi scolastici, gara non limitata ai confini italiani, ma europea, dunque aperta a imprese da tutto il mondo.

I termini per le offerte scadono a brevissimo, il 30 luglio, con la sottoscrizione dei contratti prevista per il 7 agosto e la consegna di banchi e sedie il 31 dello stesso mese.

Da Assufficio ammettono che per i nostri imprenditori si tratta di una “missione impossibile”, così si legge dalle pagine Sole 24 Ore, a causa sia dei quantitativi enormi, che dei tempi di consegna troppo stretti.

Servono 3 milioni di banchi

La richiesta del bando in termini quantitativi è di 3 milioni di banchi monoposto, a fronte del fabbisogno espresso dalle scuole e quindi dai presidi, di 2,4 milioni di pezzi, di cui 2 milioni di banchi e 400.000 di sedute innovative.

Produzione italiana insufficiente a produzione nazionale di banchi scolastici, proseguono le fonti, effettivamente non copre la richiesta dovuta all’emergenza, nel senso che, se la priorità è la riapertura delle scuole, si deve per forza chiedere aiuto a realtà produttive straniere.

Quella tricolore nel settore dell’arredamento scolastico è una “capacità produttiva bassa, inferiore al milione annuo”, quindi il timore delle aziende rispetto all’avvento di player dai mercati esteri è non solo comprensibile, ma legato a un dato di realtà. Il nodo è tutti qui.

Negli altri paesi la situazione è ben diversa, la capacità produttiva è maggiore e lo è per diversi ordini di ragioni, prima fra tutte per il fatto che loro cambiano gli arredi scolastici più frequentemente di noi, qui abbiamo istituti spesso vetusti.

Un limite di 200.000 unità all’assalto straniero

Nel bando di gara, tuttavia, un occhio di riguardo alle nostre imprese il commissario Domenico Arcuri l’ha riservato. Difatti, per sbarrare la strada a eventuali appetiti di grandi colossi è fissato il tetto di 200.000 unità da produrre per ogni singola azienda partecipante.

La ratio è quella di trovare una via mediana; tra il veloce e cospicuo reperimento dei banchi e la tutela del mercato italiano, contrattualizzando più aziende.

Oltre a ciò, sono state rese possibili procedure semplificate per favorire aggregazioni tra imprese; sempre in linea con la filosofia di penalizzare il meno possibile l’industria italiana, stante una situazione di straordinarietà.

Nonostante queste cautele, il rischio che il mercato italiano di questi arredi vada in sofferenza c’è. Soprattutto considerando che in Italia, come già detto, i banchi non vengono sostituiti da tantissimi anni.

Le imprese volevano più tempo, ma bisogna tornare a scuola

Alla logica del bando governativo gli imprenditori oppongono il fatto che se gli si fosse dato tempo di produrre con gradualità essi avrebbero evaso la richiesta.

Il problema, insomma, è proprio il tempo; e la priorità, nelle intenzioni attuali dell’Esecutivo, sembra essere diventata la ripresa veloce della didattica da parte dei ragazzi.

Le sedie della discordia

Polemica nella polemica è quella scattata, sempre tra chi produce entro i confini nazionali, sulle sedute innovative attrezzate, questa volta una baruffa di tipo tecnico.

C’è chi ha detto che sono utili solo ai ragazzi grandi, del liceo, quindi in qualche modo superflue e poco utilizzabili.

Su questo la risposta della fonte è repentina: “La polemica precedente era scattata sul fatto che queste sedute se fossero andate ai ragazzi delle scuole primarie, loro ci avrebbero giocato alle corse per i corridoi. Ma queste sono destinate alla scuole superiori e per un tipo di didattica che prevede laboratori, lavori di gruppo, non per l’insegnamento classico”.

Quanto ai banchi monoposto, “sono essenziali per il distanziamento, e dunque per il contenimento del virus. Dobbiamo averli subito, non c’è spazio per provocazioni”. (Fonte Huffpost.it)

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