La stretta d’autunno: le attività “non primarie” nel mirino del dpcm

Redazione
La stretta d’autunno: le attività “non primarie” nel mirino del dpcm

La stretta d’autunno: le attività “non primarie” nel mirino del dpcm. Non basta il prolungamento dello stato di emergenza e l’obbligo di mascherina all’aperto. Con l’immpennata dei contagi, un nuovo giro di vite è ormai dietro l’angolo.

E nel mirino del prossimo dcpm previsto per metà ottobre ci sono le attività produttive non primarie e le feste private.

E a Plazzo Chigi già si ragiona su un probabile coprifuoco da imporre alle zone della movida, i luoghi a più alto tasso di assembramento che sono in cima alla lista nera degli osservati speciali.

Non solo.

A rischio ridimensionamento anche feste private, trasporti pubblici, negozi e palestre. Con una soglia limite già fissata: l’indice Rt superiore a 1,5 per tre settimane di seguito.

Oltre, scatterebbero ulteriori serrate, con zone rosse mirate e lo spettro di un secondo lockdown all’orizzonte.

Un blocco totale smentito, a Sky Tg24, da Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l’emergenza Covid e membro del comitato esecutivo dell’Oms.

“La chiusura della scuola è assolutamente da scongiurare così come è assolutamente da scongiurare un lockdown generale.”

“In questo momento non c’è nessuna ipotesi di chiusura di esercizi commerciali o attività, si sta solo pensando a quali sono le possibili attività non primarie che prevedono assembramenti ingiustificati.”

“Sarà poi il governo quando daremo i nostri consigli, a prendere la decisione più giusta”.

Insomma, la sorte delle varie categorie dipenderà dal loro essere o meno “primarie”. E, a decretarlo, ci penserà il dpcm d’autunno.

La stretta sulla movida

Per i super tecnici del Cts il nemico si chiama movida. Con gli indici epidemiologici preoccupanti e le terapie intensive sotto osservazione bisogna agire sulle occasioni di assembramento fonti di contagio.

“La grande criticità è correlata alle aggregazioni di persone e degli assembramenti in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Particolarmente critici negli ambienti al chiuso o all’aperto durante le ore serali o durante i fine settimana”, sentenziano gli scienziati.

A preoccupare, infatti, è l’effetto scuole riaperte che si potrà pesare solo tra un paio di settimane. Sulla stessa linea anche Walter Ricciardi.

“Se non ci muoviamo, c’è il rischio di arrivare a 16mila casi al giorno. Ma abbiamo sette armi per frenare la corsa del virus nei mesi invernali.”

“Distanza, mascherine, igiene delle mani, App Immuni, vaccino antinfluenzale, rafforzamento di terapie subintensive e pronto soccorso, e infine più test e tracciamento con i dipartimenti di prevenzione”.

Sette armi che non bastano per il Comitato tecnico scientifico che suggerisce “l’adozione di misure, anche di controllo da parte di forze dell’ordine”.

Il modello, a cui pensano i tecnici, è quello del “mini lockdown” firmato dal governatore del Lazio Nicola Zingaretti per Latina, con restrizioni estese a tutte le occasioni pubbliche.

Il coprifuoco per bar e ristoranti

All’ipotesi di una chiusura anticipata di bar e ristoranti, Regioni e associazioni di categoria erano già pronte a salire sulle barricate. E settimana scorsa l’avevano spuntata sul giro di vite che allo studio del gorverno, ma la curva dei contagi era ancora sotto controllo.

Se l’impennata di positivi dovesse proseguire ulteriori limitazioni diventeranno inevitabili. Il primo step sarebbe proprio il coprifuoco alle 23 o alle 24, paventato dalle associazioni di settore.

Lo scopo è limitare la circolazione delle persone e in particolare dei giovani in strade e piazze con relativo assembramento.

Non solo. Un’altra ipotesi allo studio è la limitazione a quattro dei posti a tavola nei ristoranti per favorire il distanziamento.

Feste private a numero chiuso e senza buffet

La stretta non riguarderà solo gli eventi pubblici all’aperto o all’interno. Anche battesimi, matrimoni, funerali e persino feste di compleanno potrebbero essere a capienza ridotta.

Il numero dei partecipanti dipenderà inevitabilmente dalla capienza dei locali, ma una restrizione pare orami quasi certa. Numero chiuso da definire di volta in volta in base ai metri quadri del locale per matrimoni e battesimi.

Poi, potrebbero scattare anche limitazioni sulle cene casalinghe tra amici e parenti. Non solo mascherine obbligatorie in presenza di non conviventi, ma anche incontri con il contacgocce. E i buffet potrebbero essere i primi ad essere sacrificati nel prossimo dpcm d’autunno.

Le altre attività “non primarie” a rischio

Bar e ristoranti non saranno, però, i soli ad essere colpiti dalla serrata proporzionale all’ondata epidemica. I primi a rimetterci sarebbero i cinema, i teatri e le palestre.

Dalla limitazione oraria e di capienza si passerebbe al blocco totale delle attività. Poi toccherebbe a centri estetici e parrucchieri.

Per ultimi i negozi e i trasporti pubblici a numero ridotto, mentre è probabile che negli uffici venga reso obbligatorio lo smart working. Tutto, comunque, resta appeso alla curva dei contagi e al prossimo dpcm. Fonte IlGiornale

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