Lascia il phon acceso, casa in fiamme: muore 37enne
Lascia il phon acceso, casa in fiamme: muore 37enne. Un phon lasciato acceso sul divano sarebbe la causa di un incendio che a Curtarolo, nel Padovano, ha provocato la morte di un 37enne.
A trovarlo privo di sensi è stata la fidanzata che non riusciva a mettersi in contatto con lui e ha deciso di raggiungere l’abitazione. Al suo arrivo ha visto le fiamme e ha dato subito l’allarme.
I Vigili del fuoco, arrivati da Cittadella, ed entrati nell’appartamento invaso dal fumo, dotati di autorespiratore, hanno rinvenuto l’uomo riverso per terra, che è stato portato fuori. Hanno recuperato Alessandro Paronitti già in condizioni disperate.
Lo hanno soccorso i sanitari del 118 che dopo i primi tentativi di rianimazione hanno fatto arrivare un elicottero per trasportarlo velocemente in ospedale.
Qui, però, l’uomo è morto poco dopo, probabilmente a causa delle esalazioni. Sono in corso gli accertamenti per stabilire le esatte origini del rogo. Alessandro Paronitti era un macellaio nato a Grantorto e impiegato a Limena.
Banda dedita a estorsioni, minacce, aggressioni: in 4 finiscono in carcere
Sono finiti in carcere in 4 con l’accusa di rapina, lesioni, estorsione e ricettazione. Avevano picchiato un imprenditore per recuperare un credito di 30 mila euro.
Il fatto
Giovedì 2 dicembre i poliziotti della Squadra mobile hanno eseguito 4 misure di custodia cautelare in carcere, chieste dal sostituto procuratore Benedetto Roberti e accordate dal Gip, nei confronti di 4 cittadini cinesi.
Nella notte del 12 luglio 2020 in via Nona Strada i 4 hanno picchiato a sangue un connazionale colpevole di avere un debito con loro di 30 mila euro contratto con il gioco d’azzardo. In quell’occasione gli hanno rubato un orologio del valore di 48 mila euro.
Al pronto soccorso i medici hanno constatato un trauma facciale, la frattura di un dito della mano destra e la frattura di una rotula: prognosi di 60 giorni. Dopo essere stato medicato, l’uomo aveva mostrato ai poliziotti una foto che ritraeva due degli aggressori.
Le indagini
La polizia ha individuato in fretta il luogo dove si è tenuta la bisca clandestina e le immagini delle telecamere hanno permesso di ricostruire la dinamica dell’aggressione. E anche di individuare i colpevoli.
È partita un’attività di intercettazione che ha permesso di scoprire che uno degli aggressori minacciava per telefono la vittima con l’obiettivo di estorcere quei 30 mila euro. In più di un’occasione è andato anche al ristorante della moglie dell’imprenditore per fare pressione.
Una dinamica non occasionale: il gruppo era in grado di rintracciare qualsiasi connazionale sul territorio per estorcere denaro. I motivi erano diversi, dal gioco d’azzardo al procurare documenti falsi.