Latifa Gabsi, 45anni, morta a Lodi: mamma simbolo del caso mense
Latifa Gabsi, 45anni, morta a Lodi: mamma simbolo del caso mense. La mediatrice culturale è morta a seguito di un malore improvviso. Lascia una bambina di 9 anni.
È morta a seguito di quello che sembra essere un malore improvviso Latifa Gabsi, 45 anni, mediatrice culturale attiva nella città di Lodi e diventata celebre dopo il caso mense del 2017.
La donna, che da tempo soffriva di diabete, è trovata in coma da un’amica, riversa nel suo letto. Lascia una bambina di 9 anni.
Nata in Tunisia e residente in Italia da oltre 20 anni, Latifa Gabsi è passata alle cronache nazionali per essersi battuta a fianco delle famiglie extracomunitarie cittadine contro la giunta comunale.
Documentazione aggiuntiva per accedere alla mensa scolastica
All’epoca era a guida leghista e aveva chiesto agli stranieri con figli in età scolare dei documenti aggiuntivi per poter beneficiare di tariffe agevolate per mensa scolastica e scuolabus.
Una certificazione relativa al patrimonio di beni immobili rilasciata direttamente dallo Stato di origine, e corredata di traduzione in italiano legalizzata dall’Autorità consolare italiana.
Un documento alquanto difficile da ottenere, che è costato al Comune una condanna definitiva per discriminazione nei confronti delle famiglie straniere lodigiane e il pagamento di una multa di 7.500 euro.
Era proprio un comitato cittadino, promosso in primis dai genitori come Latifa Gabsi e poi allargatosi a realtà civili, religiose e politiche della città, ad aver protestato ad alta voce contro il regolamento imposto dalla sindaca Sara Casanova.
E avviato di conseguenza una raccolta fondi per sostenere le spese di accesso ai pasti scolastici e ai trasporti per le famiglie straniere indigenti: in questo modo il caso aveva quindi guadagnato un notevole clamore mediatico, superando anche i confini nazionali.
“Latifa Gabsi era una persona speciale. Aveva un passo in più: riusciva sempre a sorprenderti per la semplicità e per la profondità dei suoi ragionamenti“, ha detto Andrea Ferrari, segretario provinciale del Pd lodigiano. “Per lei nulla era impossibile. Era pronta a abbracciare con passione e determinazione ogni battaglia sui diritti”.