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Legge 104 cambia dal 2026: più permessi, congedi più lunghi e stop burocrazia
Dal 1° gennaio 2026 arrivano importanti novità per chi usufruisce della Legge 104: più tutele, meno carte e nuove opportunità anche per autonomi e smart working.
Dal prossimo anno la Legge 104 sarà più vicina alle famiglie e ai lavoratori che convivono con malattie croniche, oncologiche o invalidanti. Le modifiche, pubblicate in Gazzetta Ufficiale a settembre 2025, entreranno in vigore dal 1° gennaio 2026 e puntano a garantire più tempo, più flessibilità e meno burocrazia.
Secondo il Ministero del Lavoro, si tratta di “un passo concreto per coniugare diritto alla salute e diritto al lavoro”, con vantaggi per milioni di cittadini.
Congedi fino a due anni: una rivoluzione per chi assiste familiari
Il cuore della riforma è l’estensione del congedo straordinario retribuito: fino a 24 mesi complessivi nell’arco della vita lavorativa. Potranno beneficiarne:
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lavoratori dipendenti con invalidità riconosciuta almeno al 74%;
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familiari che assistono persone con disabilità grave certificata.
Un cambiamento importante che permette di pianificare meglio i percorsi di cura, senza la paura di perdere il lavoro.
Più permessi retribuiti: 10 ore in più l’anno
Oltre ai tre giorni mensili già previsti, i lavoratori avranno 10 ore aggiuntive di permesso retribuito all’anno, utilizzabili per visite, esami e terapie.
Una misura che va incontro soprattutto a chi deve conciliare orari di cura con orari di lavoro.
Basta burocrazia: certificati medici online
La nuova Legge 104 riduce la giungla di carte. Non serviranno più commissioni multiple o passaggi tra uffici: basterà la certificazione medica elettronica rilasciata dal medico di base o da uno specialista del SSN.
Un cambiamento che si inserisce nel più ampio processo di digitalizzazione dei servizi pubblici già avviato con il fascicolo sanitario elettronico.
Anche per gli autonomi: sospensione attività fino a 300 giorni
Per la prima volta la norma si estende anche a lavoratori autonomi e professionisti, che potranno sospendere l’attività fino a 300 giorni l’anno, senza rischiare sanzioni fiscali o previdenziali.
Questa novità è considerata “storica” dalle associazioni di categoria, che da anni chiedevano una tutela paragonabile a quella dei dipendenti.
Smart working dopo il congedo: priorità assoluta
Chi rientra da un periodo di congedo avrà accesso prioritario allo smart working o al lavoro agile, se compatibile con le mansioni.
L’obiettivo è favorire un rientro graduale e sostenibile, limitando l’impatto sulla salute e sulla qualità della vita.