Lombardia, il bollettino: “531 casi positivi, 85 sono in terapia intensiva”

Redazione
Lombardia, il bollettino: “531 casi positivi, 85 sono in terapia intensiva”

Lombardia, il bollettino: “531 casi positivi, 85 sono in terapia intensiva”. Il governatore Attilio Fontana in collegamento apre la conferenza stampa della Regione Lombardia alla presenza anche di studiosi dell’ospedale Sacco di Milano: “Il significato di questo incontro è cercare di parlare con personalità illustri che hanno conoscenze approfondite per fare il punto della situazione senza nascondere nulla ma chiarendo in che situazione ci troviamo”.

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L’assessore alla Salute Giulio Gallera ha proseguito sottolineando che esattamente una settimana fa a Codogno è stato confermato il primo caso positivo al Coronavirus: “Sono passati sei giorni dall’ordinanza, che scade domenica. Abbiamo fatto da allora più di quattromila tamponi, di cui l’11 per cento è risultato positivo. 531 sono i contagiati, di cui 235 sono pazienti ricoverati e 85 in terapia intensiva solo nella Regione Lombardia, di cui quasi tutti anziani. Il 10 per cento dei casi sono operatori sanitari. Ogni paziente positivo trasmette il virus ad altre due persone in media, il che rischia di mandare al collasso i nostri ospedali”.

Sempre Gallera ha poi annunciato l’intenzione di “mantenere per un’altra settimana sia nei comuni della zona rossa che in tutta l’area gialla le misure previste dall’ordinanza di domenica scorsa. Questa è la nostra proposta”. Le scuole dovrebbero quindi rimanere chiuse e dovrebbero prolungarsi le limitazioni all’apertura di bar e negozi. Stop anche agli eventi.

Ha preso poi la parola il professor Gallo dell’ospedale Sacco di Milano: “Dobbiamo ridurre la diffusione del virus, passare dai 2 contagiati a persona a meno di una. Non è una cosa che si fa da sola. Gran parte dei letti di rianimazione nei nostri ospedali sono occupati da questa patologia in una situazione in cui continuano a esserci pazienti che necessitano di stare in questi reparti. Tutto questo si sovrappone a routine messa in crisi da questa nuova realtà. Gli ospedali di Lodi e Cremona sono sovraccarichi di pazienti. Dobbiamo tenere fuori da guai la grande area metropolitana”.

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