Mare Fuori 3 si farà, si parlerà del potere salvifico dell’amore

Redazione
Mare Fuori 3 si farà, si parlerà del potere salvifico dell’amore

Mare Fuori 3 si farà, si parlerà del potere salvifico dell’amore. La seconda stagione di Mare Fuori volge al termine, ma i ragazzi reclusi nell’Istituto Penitenziario Minorile di Napoli avrebbero ancora tanto da raccontare e in molti si chiedono se ci sarà un terzo capitolo della fiction.

Dopo il riscontro positivo anche in termini di ascolti, in una intervista rilasciata a Fanpage.it, Cristiana Farina, ideatrice del progetto che ha portato avanti con il supporto di Maurizio Careddu, ha confermato che Nicolas Maupas, Valentina Romani, Carmine Recano, Carolina Crescentini torneranno per raccontare nuove storie e approfondire quelle che abbiamo imparato a conoscere.

La sceneggiatrice, quindi, ha dichiarato: “Mare Fuori è una sorta di coming of age, dove i ragazzi devono affrontare i propri fantasmi, facendo i conti con il loro passato”.

Come è nata l’idea di raccontare le storie di ragazzi rinchiusi in un carcere minorile?

Sono sempre stata un po’ affascinata e un po’ terrorizzata dal mondo delle carceri, mi spaventa l’idea della reclusione, il fatto che ci sia un altro uomo che possa decidere che non sei degna di essere libera.

Quando sono arrivata a Napoli per Un posto al Sole, ho avuto modo di fare una lezione da volontaria in carcere per raccontare come funzionava la soap. Capitai un giorno in cui facevano il saggio annuale, preparati da una compagnia teatrale. Ricordo quest’immagine nel cortile di Nisida con queste ragazze sui trampoli, vestite da Madonne, due in particolare mi colpirono.

Una di loro era una zingara di una bellezza sconvolgente, con gli occhi verdi i capelli ricci, bellissimi, ed è diventata quella che oggi è la nostra Naditza, l’altra invece aveva uno sguardo e un sorrisino imperturbabile che ha ispirato la mia Viola.

Uno dei temi fondamentali di questa seconda stagione è stato il confronto dei ragazzi con le loro famiglie, perché questa scelta?

La provenienza, l’ambiente in cui si è cresciuti è importante. L’assunto fondamentale di tutta la serie è che se un minorenne delinque c’è un adulto responsabile, ma lo è anche lo Stato.

C’è chi la rinnega come Carmine, chi ne è soggiogato come Naditza, chi prova a cambiarla come Filippo. A mio avviso oggi l’IPM (Istituto penitenziario minorile) può rappresentare una pausa di riflessione dalla propria realtà; quella in cui ripiomba una volta uscito, anche solo per un permesso.

Lo abbiamo visto anche nella serie, lontano dall’IPM i ragazzi ricadono nell’errore.

Non parlerei neanche di ricaduta, ma di essenza, perché quella è la loro realtà. Le organizzazioni camorristiche e la malavita organizzata creano dei punti di riferimento; delle aspettative in questi ragazzi che non trovano in nessun altro tipo di realtà.

Non le trovano nella scuola, nello stato, nel lavoro, quindi diventa un’opportunità entrare a far parte di un sistema che offre loro un futuro economico; e che gli dia valore, anche se nel modo sbagliato.

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