Matias Morla: “Diego lasciato solo e senza cure per 12 ore”

Redazione
Matias Morla: “Diego lasciato solo e senza cure per 12 ore”

Matias Morla: “Diego lasciato solo e senza cure per 12 ore”. Maradona sarebbe stato lasciato “solo per 12 ore” dai sanitari che si sarebbero dovuti occupare di lui. Mentre l’ambulanza che doveva soccorrerlo “è arrivata in ritardo di mezz’ora, un’idiozia criminale”.

Sono accuse pesanti quelle lanciate dall’avvocato e cognato del Pibe de Oro, Matias Morla. E mirano a far luce su quanto avvenuto nelle drammatiche ore precedenti la morte di Maradona.

In un duro comunicato su Twitter, Morla chiede un’indagine approfondita sull’accaduto.

“E’ inspiegabile che per 12 ore il mio amico non abbia ricevuto attenzione o controllo da parte del personale sanitario”, attacca il legale. “Diego è un buon figlio, il miglior giocatore del mondo e una persona onesta”, scrive Morla a chiosa della nota.

La morte di Diego Maradona

“Insufficienza cardiaca acuta in un paziente con cardiomiopatia dilatativa” che ha causato “un edema polmonare acuto”. E’ questa la causa della morte del campione argentino secondo i risultati preliminari dell’autopsia.

E le condizioni di salute di Maradona, come mai non fosse in ospedale, è un tema dibattuto degli esperti a poche ore dal decesso del ‘Diez’.

Un uomo “con il cuore provato, obeso, iperteso, diabetico, con i danni della cocaina e dell’alcol, per di più reduce da un delicato intervento chirurgico: è assurdo che lo abbiano dimesso in condizioni così precarie.”

“E che sia morto in casa senza supporto medico”, dichiara oggi il cardiologo Antonio Rebuzzi, direttore dell’Unità di terapia intensiva cardiologica al Policlinico Gemelli.

E spiega

“L’edema polmonare non è la causa dell’insufficienza cardiaca, semmai è la conseguenza”. “Quando il cuore è in sofferenza, all’inizio si ingrossa per compensare l’insufficienza. Poi se la situazione si aggrava tende a ridurre la contrattilità, quindi il sangue ristagna nei polmoni”.

Il liquido che si accumula, illustra ancora il cardiologo “genera l’edema polmonare e impedisce la corretta ossigenazione del sangue. Quando succede si è già in una fase finale, bisogna intervenire in fretta”.

Cosa che evidentemente non è successa nel momento del malore dell’ex Pibe de Oro

“Sicuramente un paziente in quelle condizioni aveva bisogno di essere seguito e monitorato con molta più attenzione – conferma Rebuzzi – perché il tempo di intervento è cruciale”.

Secondo il medico “è assurdo che sia stato dimesso dall’ospedale senza accertarsi che le sue condizioni fossero compatibili con una convalescenza domestica”. Ma, chiarisce ancora Rebuzzi “non possiamo sapere” se un intervento in pochi minuti “gli avrebbe salvato la vita”.

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