Mattia, il più giovane intubato per Covid: «Ragazzi, attenti. Mascherina e distanze le nostre uniche armi»

Redazione
Mattia, il più giovane intubato per Covid: «Ragazzi, attenti. Mascherina e distanze le nostre uniche armi»

Mattia, il più giovane intubato per Covid: «Ragazzi, attenti. Mascherina e distanze le nostre uniche armi». C’è una maglia dell’Inter autografata, le ciabatte della stessa squadra che fanno pendant con il copriletto e c’è Aaron, il cane che nei giorni più difficili stava accovacciato davanti alla porta aspettando che si riaprisse.

La stanza è quella dove a metà marzo, di sera, Ombretta si sedeva e si aggrappava alle parole dei medici che al telefono le raccontavano le condizioni del figlio.

«Sto bene, ora sì», dice sorridente Mattia Guarneri, il paziente più giovane d’Italia a essere intubato per il Covid.

Due settimane in terapia intensiva per una brutta polmonite. «Sto bene, ma per riprendermi mi ci sono volute tre settimane dopo le dimissioni».

L’estate dei ragazzi

Ha fatto la maturità a giugno all’Itis di Cremona, voto: 72. Dice convinto: «Sì, abbiamo esagerato. Quest’estate abbiamo creduto un po’ tutti che la mascherina non servisse più, che il peggio fosse passato.

Sono andato a Riccione con gli amici e lì erano più i ragazzi che la mascherina la lasciavano in hotel.

Sono stato pure in discoteca: mi piace. Però mai senza protezioni. Forse ho trascinato anche i miei amici a proteggersi: hanno davvero creduto di perdermi.

Ho saputo che mentre ero in coma hanno organizzato una veglia con degli striscioni per me. Oggi al primo starnuto mi chiedono: “Ma quali sintomi avevi, tu?”».

Paura che ricominci tutto? «Paura no, lo definirei timore di rivivere quei giorni. Lo dico ai miei coetanei, forse in questo sono un po’ un influencer: la mascherina e il distanziamento sono le uniche armi che abbiamo per non rivedere quelle corsie d’ospedale.

Dopo le dimissioni, quando non mi reggevo in piedi, ho pensato che forse la gravità del Covid la capisce solo chi l’ha provato.

Non auguro a nessuno ciò che ho passato, ma se vivi un’esperienza così la mascherina la metti ovunque». (Fonte corriere.it)

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