Milano, marito e moglie trovati morti in casa

Redazione
Milano, marito e moglie trovati morti in casa

Milano, marito e moglie trovati morti in casa. Marito e moglie rispettivamente di 73 anni e 62 anni sono stati trovati morti a nella loro abitazione in via Bonghi a Milano.

I loro corpi senza vita sono stati rinvenuti sul pavimento della camera da letto attorno alle 20 dai vigili del fuoco chiamati dal figlio.

Che, a sua volta avvertito da un parente che non riusciva a mettersi in contatto con i genitori, si è recato a casa loro per capire cosa fosse accaduto.

E poiché nessuno rispondeva al campanello ha dato l’allarme. Sul posto ci sono la polizia scientifica e il medico legale per i primi rilievi.

Dalle prime informazioni non ci sarebbero segni di effrazione. Si presume invece che la coppia sia morta da più di un giorno per via di un principio di decomposizione dei cadaveri.

Da quanto si è saputo in un secondo momento i coniugi sarebbero morti, a differenza di quanto riferito in precedenza, da parecchi giorni.

Inoltre, da quanto è stato riferito, i due corpi senza vita sono stati trovati a terra ma uno sopra l’altro. In casa, dai primi accertamenti sembra invece tutto a posto.

Festa tra sanitari, focolaio in ospedale Valtellina

Sono risultati positivi al Covid 19 diversi medici e infermieri, ma non tutti, dell’ospedale Morelli di Sondalo (Sondrio) che, una decina di giorni fa, hanno partecipato a una festa fra colleghi.

La direzione sanitaria, dopo la scoperta del focolaio, ha disposto la chiusura immediata del reparto di Medicina, dove lavora il personale sanitario contagiato.

Nello stesso tempo ha disposto il trasferimento dei pazienti ricoverati in altri presidi ospedalieri della Valtellina e non accettando più ricoveri in quel reparto ora chiuso.

Sulla vicenda, emersa in queste ultime ore, i vertici di Asst Valtellina e Alto Lario sono subito intervenuti per applicare i protocolli anti-Covid, come la sanificazione degli ambienti e il tracciamento.

“Quanto è successo – ha dichiarato Giuseppina Ardemagni, direttore sanitario – deve servire da monito riguardo i comportamenti che ciascuno di noi deve tenere.

Occorre la massima attenzione perché tutti, nessuno escluso nei propri ambiti lavorativi, possono essere infettati, anche gli operatori della sanità”.

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