Milano: mazzette per entrare al Conservatorio

Redazione
Milano: mazzette per entrare al Conservatorio

Milano: mazzette per entrare al Conservatorio. Decine di migliaia di euro in contanti sono trovate nelle abitazioni dei docenti e degli studenti indagati.

L’accusa avanzata dal pubblico ministero di Milano Giovanni Polizzi è che sia  “venduta” a studenti cinesi l’ammissione al Conservatorio Giuseppe Verdi, il più grande istituto di formazione musicale in Italia.

In particolare, nell’abitazione di un professore sono trovati 50mila euro, 20mila nella casa di un altro ancora e complessivamente altri 40mila euro nelle perquisizioni svolte mercoledì dalla squadra mobile di Milano ad altri undici tra docenti e studenti non indagati.

Le indagini sono partite mesi fa

Le indagini sono partite dopo alcune segnalazioni arrivate alla Questura di Lodi qualche mese fa. Si ipotizzava, infatti, che alcuni docenti si erano fatti pagare “tangenti” per “garantire il superamento dell’esame di ammissione ai corsi accademici” nelle selezioni di giugno 2021.

Chi pagava era soprattutto un gruppo di aspiranti studenti cinesi, per i quali dal 2009 esiste un programma chiamato Turandot che consente di vivere in Italia per 11 mesi e preparare gli esami di ammissione alle Istituzioni di Alta formazione, come appunto il Conservatorio.

Il contante che non si può spiegare

Nel decreto di perquisizione, oltre a questi pagamenti, sono anticipate anche le indagini che riguardano un altro fenomeno ancora: quello delle lezioni private a pagamento, presumibilmente “in nero”.

Anche se dovesse essere confermata quest’altra strada, è difficile che basti a spiegare tutte quelle decine di migliaia di euro trovate in contanti nelle abitazioni degli indagati.

Intanto, gli insegnanti inseriti nella lista degli indagati si sono già detti “totalmente estranei” alle accuse e hanno dichiarato di essere “pronti a dare spiegazioni”.

Per quanto riguarda il Conservatorio, il presidente Raffaello Vignali e il direttore Massimiliano Baggio hanno comunicato che l’Istituto “è parte lesa di questa vicenda” e garantiscono “la più completa collaborazione”. Infine, se le indagini dovessero portare a un processo, “il Conservatorio intende costituirsi parte civile”.

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