Clan Mauro Napoli: 19 arresti per appartenenza al clan

Redazione
Clan Mauro Napoli: 19 arresti per appartenenza al clan
Agenti di polizia nel quartiere Sanit‡ a Napoli teatro di una delle due 'stese' avvenute la scorsa notte. Alcuni dei colpi sparati durante il raid hanno colpitola vetrata di un'abitazione di una casa a pian terreno, 23 luglio 2019 ANSA / CIRO FUSCO

Clan Mauro Napoli: 19 arresti per appartenenza al clan. Questa mattina a Napoli sono state arrestate 19 persone con le accuse di associazione a delinquere di stampo camorristico, associazione a delinquere dedita al traffico di stupefacenti, estorsioni aggravate dal metodo e dalla finalità mafiosa. Farebbero parte del clan camorristico Mauro, presente nel rione Sanità.

Operazione Stella Nera

L’operazione, chiamata “Stella nera”, è stata condotta dai carabinieri di Napoli coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia; le misure cautelari prevedono 18 arresti in carcere e uno ai domiciliari. Tra gli arrestati c’è anche il 67enne Ciro Mauro, soprannominato “‘o milionario” e considerato il capo del clan nella cosiddetta zona dei Miracoli, una parte del rione.

Le intercettazioni

“Facciamo i camorristi, non i salumieri. Se non vi vedo, vi do’ meno a fine settimana”. Una filosofia di vita e di impresa, quella di Ciro Mauro detto zi’ Ciruzz. Boss di 67 anni, del clan delle stese e del pizzo nella Sanità di Napoli. Gli faceva eco il sodale Biagio D’Alterio, Gino ‘o fruttivendol. “Io faccio la malavita e la faccio come voi, rischio di prendere una botta dietro la testa o l’ergastolo”. Il boss approva e incoraggia: “Se avete scelto questa vita fatela come si deve, quando scendiamo in strada non stiamo facendo la giostra”

La cimice

La cimice nascosta nella casa di Zi’ Ciruzz spia conversazioni e strategie criminali del clan Mauro. Vengono così riempite pagine e pagine di intercettazioni ambientali alla base dell’ordinanza di custodia cautelare con la quale sono state tradotte in carcere 18 persone e un’altra è finita ai domiciliari. Le accuse spaziano a vario titolo dall’associazione camorristica alle estorsioni e allo spaccio di droga.

L’ordinanza

Le 734 pagine firmate dal gip di Napoli Luca Battinieri, compendio di un’inchiesta dei carabinieri coordinata dai pm della Dda Urbano Mozzillo ed Enrica Parascandolo, procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, disegnano il quadro di un racket particolarmente violento ai danni di negozianti e piccoli imprenditori del rione Sanità. Uno dei quartieri più famosi e citati di Napoli per le sue storie di camorra e di riscatto, che in questi anni sta faticosamente rinascendo grazie all’impegno di numerose associazioni culturali e di legalità, e che in questi giorni si sta attrezzando per diventare una delle vetrine del Natale.

La ricostruzione degli inquirenti

Secondo la ricostruzione inquirente, la pratica del pizzo avrebbe ripreso forza a partire dal biennio 2014-2015 dopo la scarcerazione di Ciro Mauro, detenuto a lungo per fatti di sangue. Zi Ciruzz chiede e ottiene il “permesso”, il nulla osta di Mario Lo Russo, boss dell’epoca a Miano, e si mette all’opera. Il suo clan si specializza nel taglieggiare commercianti abituati a subire in silenzio, nella paura. I camorristi si mostrano indifferenti alle difficoltà economiche delle vittime. Pretendono il pizzo anche da chi non ce la fa a pagarlo. In una intercettazione agli atti, captata nell’abitazione del boss, alcuni dei destinatari delle misure cautelari (Salvatore Marfè, oggi pentito, D’Alterio e lo stesso Mauro) cercano, senza riuscirci, di imporre il racket al titolare di un’azienda: “Siamo andati da Sasà… l’azienda… che non sta lavorando, comunque gli dicemmo che non vogliamo sapere niente e di non andare sopra da Ciruzz come ha fatto l’altra volta perché poi facciamo le tarantelle”. Un intermediatore di arredamento si vede piombare addosso una richiesta estorsiva da decine di migliaia di euro.

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