Neonata muore dopo parto prematuro in casa a Napoli

Redazione
Neonata muore dopo parto prematuro in casa a Napoli

Neonata muore dopo parto prematuro in casa a Napoli. Lunedì prossimo sarà conferito l’incarico per l’autopsia sulla neonata venuta alla luce prematuramente lo scorso 30 novembre in una abitazione del Borgo Sant’Antonio Abate, nel centro di Napoli.

La piccola era nata dopo appena sei mesi di gestazione. Il 118 era arrivato dopo circa 26 minuti, tempo spiegabile anche dal fatto che era intervenuta una ambulanza Covid in quanto la madre della bambina, Maria Pappagallo (difesa dall’avvocato Angelo Marino) è positiva al Coronavirus.

Per la neonata non c’era nulla da fare: nonostante i tentativi di rianimazione era deceduta

Secondo il padre, il pizzaiolo Mario Conson (difeso dell’avvocato Marcello Severino), il decesso è da attribuire al ritardo dei soccorsi. I genitori hanno sporto denuncia, è aperta una inchiesta con ipotesi di reato interruzione colposa di gravidanza.

L’inchiesta è affidata al sostituto procuratore Ciro Capasso, magistrato in forza alla VI sezione – “Lavoro e colpe Professionali”, coordinata dal procuratore aggiunto Simona Di Monte.

In seguito alla denuncia era stato sequestrato il corpo della piccola ed erano state acquisite le cartelle cliniche. Al momento non risultano persone iscritte nel registro per gli indagati.

Mario Conson ha ricostruito i momenti drammatici di quella mattina, raccontando che la moglie aveva cominciato ad avvertire delle fitte all’addome alle 5,20 e che l’ambulanza era chiamata alle 6,44.

Il mezzo di soccorso, ha spiegato, ha raggiunto l’abitazione alle 7,15, ma non era del tipo rianimativo e non aveva incubatrice e, sebbene il 118 fosse allertato per due codici rossi (la madre e la piccola), era inviata soltanto un’ambulanza.

Furto in Croazia, rilasciati i due poliziotti e carabiniere

Sono rilasciati i due poliziotti e il carabiniere arrestati l’altro ieri sera dalla Polizia Croata al confine tra la Croazia e la Slovenia. Lo rende noto l’avvocato Maurizio Capozzo, legale dei due agenti, che ha ricevuto una telefonata dal consolato italiano di Fiume.

I tre rappresentanti delle forze dell’ordine italiane erano bloccati con l’accusa di furto, insieme con altri tre connazionali che invece sono ancora in carcere. L’indagine dell’autorità giudiziaria croata è scattata dopo la denuncia presentata da un imprenditore italiano.

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