Nero di Mummia e cannibalismo medico

Redazione
Nero di Mummia e cannibalismo medico

Nero di Mummia e cannibalismo medico. Il nero di mummia è un pigmento antico dal fascino enigmatico. Questa sostanza dalla storia intrigante e con una vasta gamma di usi attraverso i secoli, insieme al cannibalismo medico, è uno dei motivi principali per cui oggi abbiamo penuria di mummie.

Storia e origini del pigmento

Il nero di mummia è un pigmento terroso, molto simile alla terra d’ombra, ma con un’origine completamente diversa. Questo particolare pigmento era ottenuto attraverso la macinazione e la riduzione in polvere delle mummie egiziane.

Il nero di mummia era quindi ottenuto da sostanze organiche, tra cui resti di mummie, piante e resine. La sua tonalità di nero profondo e la capacità di aderire alle superfici lo hanno reso un pigmento prezioso per gli artisti dell’epoca.

La sua diffusione in Europa risale al XVII e XVIII secolo (con picchi verso l’epoca Vittoriana), e la polvere ricavata dalle mummie era così pregiata che spingeva gli artisti, tra cui celebrità come Tintoretto, a impegnare i loro beni più preziosi pur di poterla utilizzare.

In effetti, il nero di mummia era considerato più prezioso persino dell’oro e dei lapislazzuli. Un esempio celebre dell’uso di questo pigmento si può riscontrare nell’opera La Libertà che Guida il Popolo di Delacroix, oltre a essere utilizzato dai Preraffaelliti.

Composizione chimica e produzione

La composizione esatta del nero di mummia è a lungo un mistero. Tuttavia, studi scientifici condotti nel corso degli anni hanno rivelato che il nero di mummia è composto principalmente da carbonio e ossido di ferro, con tracce di altri elementi come il calcio.

Questa composizione chimica è ottenuta attraverso la combustione di materiale organico, che includeva mummie, legno e piante, in un ambiente privo di ossigeno.

L’origine del cannibalismo medico

Non molto tempo fa, gli Europei erano propensi a utilizzare rimedi che oggi potrebbero sembrare singolari e inorridire i più. Per diversi secoli, soprattutto durante il XVI e il XVII secolo, molti abitanti del continente europeo avevano l’abitudine di assumere regolarmente medicine contenenti ingredienti insoliti come ossa umane, sangue e grasso.

Questi strani rimedi erano considerati una panacea per una vasta gamma di disturbi, dai comuni mal di testa all’epilessia. Un esempio particolarmente curioso riguardava l’uso di mummie provenienti dalle tombe egiziane.

Si riteneva, infatti, che le mummie egiziane fossero particolarmente efficaci, e di conseguenza, erano trafugate dalle loro tombe per questo specifico scopo.

Le mummie erano ridotte in polvere e poi mescolate a tinture, creando una sorta di elisir che si credeva fosse in grado di arrestare emorragie interne e trattare vari disturbi.

Falsi miti e superstizioni

Così come il nero di mummia era utilizzato perché considerato “il nero assoluto” e una sorta di “allegoria della morte” (il corpo morto della mummia diveniva, di fatto, il simbolo della morte su tela), anche l’atto di consumare resti umani era ritenuto vantaggioso, in quanto si credeva che questi potessero contenere l’anima o lo spirito della persona morta. Consumando tali materiali cadaverici, si riteneva di poter acquisire la forza e la vitalità della persona stessa.

La scarsità di mummie e la medicina moderna

Questi, quindi, sono due dei motivi principali per cui oggi abbiamo una minor quantità di mummie nei musei e nelle piramidi. Il nero di mummia non è più utilizzato nelle opere d’arte ma continua a essere oggetto di studio e interesse per gli storici dell’arte e gli appassionati di pigmenti antichi.

Con l’avanzare della scienza e della medicina, tutte le pratiche che impiegavano l’utilizzi di resti umani, sono state abbandonate. Oggi sappiamo che il cannibalismo medico e l’uso di mummie in pittura o come rimedi medicinali, sono superstizioni e pratiche mediche antiquate.

La medicina moderna si basa su solide basi scientifiche, e le terapie sono supportate da studi clinici e prove empiriche. È interessante riflettere su come la pratica medica si sia evoluta nel corso dei secoli, allontanandosi da antiche credenze e tradizioni che ora ci sembrano incomprensibili.

Paola De Palma

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